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Nafta: recensione e intervista a Giacomo Toni
“Nafta” – quarto album per Giacomo Toni e la sua Novecento Band – non ha niente a che vedere con la musica patinata a cui siamo da troppo tempo abituati. Non ha niente a che vedere nemmeno con buona parte della cosiddetta “musica indie”. Nell’epoca dei talent show e delle playlist su Spotify, mancava un disco come questo, così graffiante, verace.
In “Nafta” Giacomo racconta la vita senza fronzoli, toccando temi attuali, pure scomodi, con grande intelligenza e feroce ironia. Il riflettore è puntato su personaggi di cui di solito non si canta, ritratti con tutte le loro ombre. I nove brani sono nove storie di malessere e di emarginazione (ne “Il diavolo marrone”, ad esempio, si racconta la dipendenza dall’eroina), storie di bar di provincia e di motori. L’odore del combustibile, se ascoltate attentamente, sembra quasi di sentirlo davvero.
Dieci anni di Calibro 35: “Decade” e il live al Locomotiv Club
A chiudere gli occhi verrebbe facile immaginarsi sul set di un poliziottesco anni Settanta, uno di quei crime movie con la sigla a colori psichedelici. Ci troviamo invece al Locomotiv Club, il concerto (sold out) dei Calibro 35 è appena cominciato.
Occasione del tour è la presentazione del sesto album in studio, intitolato “Decade”, uscito il 9 febbraio per festeggiare i dieci anni di vita del gruppo. Più che una celebrazione è una sorta di time capsule, in cui la band tira le fila sulla sua storia e si proietta verso il futuro. L’album suona come una summa, e allo stesso tempo un punto di svolta, in un percorso progressivo e duraturo, lungo il quale i Calibro – guidati dal produttore (e vincitore di un Grammy) Tommaso Colliva – si sono fatti apprezzare. In Italia, come all’estero.
The Dust I Own, intervista ad Andrea Laino
Il tintinnare del ghiaccio nei bicchieri, un eco di tuoni in lontananza, un magnetico riff di slide guitar e – senza darti il tempo di accorgertene – la prima traccia, intitolata “Bo Weavil”, ti ha già trascinato lungo una strada polverosa alle radici del blues, sulle sponde del Mississippi. The Dust I Own è un eccellente album d’esordio per Laino & Broken Seeds (dopo il primo EP, autoprodotto nel 2014), band composta essenzialmente da Andrea Laino (chitarra e voce) e da Gaetano Alfonsi (percussioni ed effetti), cui si è aggiunta di recente la contrabbassista Francesca Alinovi. Al disco, uscito nel 2017 per l’etichetta tedesca Off Label Records, hanno collaborato inoltre una serie di musicisti di talento, come la cantante Eloisa Atti, il chitarrista Alessio “Poor Bob” Maglioccheti Lombi e Mauro Ottolini al sousafono.
Alla scoperta di Planet Zero, album d’esordio degli ART
C’era una volta, nelle profondità dello spazio, un alieno cieco dalla nascita che trascorreva il tempo scrutando con uno strano marchingegno la vita e la popolazione di un pianeta lontano (la Terra?), da lui chiamato Planet Zero. È questo il concept alla base del disco d’esordio degli ART, gruppo rock melodico, nato da un’idea di Enrico Lorenzini (tastierista e songwriter della band). Uscito per l’etichetta Sliptrick Records, Planet Zero è un debut album realizzato da musicisti tutt’altro che debuttanti, con personalità forti e un’esperienza da palco decennale.
Itchy Teeth: “Portiamo la nostra musica in giro per l’Europa e questo ci rende felici”
“Siamo una band alternative che vive in un’auto”, scrivono su Facebook. “E la nostra musica ha il suono della nostra vita insieme. […] I nostri fan diventano nostri amici. Abbiamo Fender, fanzine e vinili. E abbiamo anche una batteria arancione”. Poche righe che colgono alla perfezione l’essenza degli Itchy Teeth, la band indie-pop britannica che negli ultimi anni sta conquistando anche il pubblico italiano.
Dopo il successo riscosso nelle recenti edizioni del Ferrara Buskers Festival e in tour fitti di date, il gruppo (formato da Xav Clarke e Charlie Hannah alle chitarre e alla voce, da Oli Booker alla batteria e da Big M al basso) è tornato in Italia la primavera scorsa per promuovere l’omonimo album d’esordio, “Itchy Teeth”.