Notwist, il concerto al Locomotiv Club
Ventisette anni di carriera alle spalle, spaziando dall’hard rock al punk, dal pop al grunge, fino ad approdare all’elettronica nell’ultimo album in studio (“Close to the Glass”). Un disco live che ripercorre la loro storia (“Superheroes, Ghostvillains & Stuff”) in sedici brani registrati nel 2015 a Lipsia, e che segna il ritorno dei Notwist. Con tanto di tour europeo e la promessa di un nuovo album.
Il gruppo tedesco si è esibito anche sul palco del Locomotiv Club l’8 aprile scorso (evento organizzato da DNA concerti), registrando un meritato sold out. Insieme ai loro compagni d’avventura, Martin Gretschmann e Andi Haberl, i fratelli Acher (Markus e Michael, fondatori della band) hanno regalato al pubblico bolognese un concerto emozionante, mescolando generi, sonorità e melodie.
Il live si apre con i suoni di synth di “Signals” e procede senza soluzione di continuità verso il brano successivo, la trascinate ballad elettronica “Come in”. Chiudono il pezzo i flash delle luci sui colpi di batteria. Batteria che tiene dritta il groove nella scanzonata versione di “Kong”, con i suoi riff di chitarra che sembrano protrarsi all’infinito (schema che si ripete anche in altri pezzi).
Segna la metà del concerto la canzone “The Devile, You + Me”, in cui tastiera e batteria danno corpo ad un romantico special tutto strumentale. Che non c’entra nulla con la più recente “Run run run”, la tensione e la potenza del suo muro di suoni. Eppure in questa versatilità sta la caratteristica forse più peculiare dei Notwist, l’alternare sonorità noise e psichedeliche a cantati struggenti e melodie ballabili. Non lasciarsi intrappolare in un genere o in una definizione, non porre limiti alla creatività e alla sperimentazione.
E così, nella stessa scaletta, la band tedesca è capace di accostare “One with the Freaks” con l’allucinatorio “Pilot”, senza che la sequenza dei brani risulti per nulla sconnessa o innaturale. Per il gran finale i Notwist tengono i pezzi forte, com’è giusto che sia, tra cui “Pick up the phone” e la dolcissima “Consequence”, tratte da quel capolavoro che è “Neon Golden”. Per affidare poi la fine del concerto alla versione acustica di “Gone gone gone”.