“Mountain Whales”: continua il sogno degli Amycanbe
La canzone che ho nelle orecchie prima di cominciare l’intervista è Rose is a Rose.
Seduzione, atmosfere da sogno, suoni ipnotici. A crearli sono gli Amycanbe e la voce di Francesca Amati,
che riempie l’aria e ammalia.
La band romagnola ha presentato live il suo ultimo album a Salotto Muzika presso
Arteria di Bologna. E l’ha raccontato ai lettori di SulPalco.
Come nasce il progetto di ‘Mountain Whales’?
L’album ha preso forma sulle colline di Cesena, a Longiano, in un teatro all’italiana dove ci siamo trasferiti
per 15 giorni. E’ il secondo album dopo due EP ( Yellow Suit del 2006 e The world is round uscito nella
primavera del 2011, ndr) e riesce a far emergere maggiormente la nostra identità come gruppo.
Dal teatro siamo poi passati a uno studio di Cesena dove il lavoro si è concluso. In tutto, ci sono voluti quasi
due anni per vederlo finito!
Perché questo titolo? Cosa ci fanno delle balene in montagna?
Perché ci sentivamo un po’ delle balene spiaggiate sulle montagne di Cesena! Poi una sera Marco e Mattia,
che sono i fondatori del gruppo, stavano sperimentando dei nuovi suoni, un po’ strani, e io ascoltandoli ho
detto ‘sembrano i versi delle balene’ …e noi eravamo in montagna…ecco così ‘Mountain Whales’ .
Rispetto alla vostra produzione precedente, cosa è cambiato?
Siamo cresciuti e diventati cinque, il suono è più pieno e per la prima volta c’è una produzione artistica alle
spalle. Per questo album ci siamo sentiti davvero ispirati, la nostra identità è emersa con forza, è stato un
processo in divenire.
C’è una canzone che preferite?
No, siamo affezionati a tutte!
Come nasce in genere una vostra canzone?
E’ un processo condiviso, ognuno porta una traccia e poi la sviluppiamo insieme in sala prove. Io scrivo i
testi… la creazione avviene in modo del tutto istintivo.
C’è un filo conduttore delle canzoni?
La comune quotidianità unita a un po’ di elementi onirici direi…
I gruppi che vi hanno ispirato, da dove siete partiti?
Francesca: Non abbiamo seguito una logica ben precisa, abbiamo ascoltato di tutto e provato a suonare
tutto.
Mattia: io stavo ascoltando colonne sonore di film degli anni 70 e 60 italiani, nei giorni in cui registravamo.
Progetti per il futuro. Continuare a suonare anche all’estero?
Lo speriamo davvero! In generale, l’importante è suonare il più possibile e avere le condizioni giuste per
farlo. Siamo 5 con tanti strumenti ed è davvero impegnativo trovare dei posti in grado di rispondere alle
nostre esigenze.
Date fissate?
Ancora no, qualcosa in cantiere ma… da tenere segreto!
In Italia dove?
Suoneremo vicino Salerno, a Bari e Latina e vicino Milano, infine Ancona…sul nostro sito ci sono tutte le
date e gli aggiornamenti.
Cosa pensate della situazione italiana per gli emergenti? Considerando anche le vostre esperienze
all’estero…
In Italia l’accoglienza è sempre ottima, tutti ti offrono vitto e alloggio…all’estero non è così per quanto
riguarda l’accoglienza ma in compenso i locali sono molto più attrezzati. Soprattutto in Inghilterra, che dal
punto di vista musicale resta all’avanguardia: sono più curiosi rispetto alle novità, alla musica, alle band
emergenti.
Sappiamo che in Italia i contesti per suonare ci sarebbero ma sono di livello leggermente superiore rispetto
a quello in cui ci muoviamo noi ora. All’inizio hai a disposizione tanti piccoli locali in cui l’atmosfera è
sempre molto bella ma l’attrezzatura tecnica non adeguata… abbiamo bisogno di fare quel salto di qualità
che ci permetta di suonare in quei posti dove possiamo contare anche sull’efficienza tecnica.
Il pubblico?
Quello c’è! L’entusiasmo di chi ci ascolta non manca mai…
Vi chiedono di suonare con un grande gruppo…? Quale vorreste che fosse?
Francesca: i Flaming Lips farebbero contenti tutti penso.
Glauco: ma perché non i Wilco ? Suonano a Bologna a marzo 2012…
Cosa fate quando non siete in tour?
Lavoriamo! Sarebbe bello fare solo i musicisti…io e Glauco ci stiamo provando ma è dura. Non perdiamo le
speranze però. A dire la verità è anche bello avere un altrove rispetto al mondo artistico, ti fa sentire con i
piedi per terra. I ritmi della musica sono spesso pesanti, è un mondo fantastico ma rischi di alienarti.
Che consigli potreste dare a un gruppo emergente che muove i primi passi?
Suonate, suonate in tutte le condizioni possibili. Fate sentire quello che avete da dire. Non fate troppi
conti…
Prima di suonare insieme, eravate amici?
Marco e Mattia sono gli amici fondatori. Poi un giorno mi hanno sentita suonare in un altro gruppo che
avevo anni fa e mi hanno coinvolta nel loro progetto. Successivamente abbiamo preso a bordo anche Paolo,
che all’inizio era un po’ restio: così siamo usciti dal garage e abbiamo cominciato a suonare in giro. Infine,
negli ultimi 4 anni con l’aggiunta di Glauco siamo diventati cinque.
Gli Amycanbe sono:
Francesca Amati
Paolo Gradari
Mattia Mercuriali
Glauco Salvo
Marco Trinchillo
Inutile precisare gli strumenti perché si alternano tutti e ‘sono soliti suonare quello che trovano a portata
di mano’.