Itchy Teeth: “Portiamo la nostra musica in giro per l’Europa e questo ci rende felici”
“Siamo una band alternative che vive in un’auto”, scrivono su Facebook. “E la nostra musica ha il suono della nostra vita insieme. […] I nostri fan diventano nostri amici. Abbiamo Fender, fanzine e vinili. E abbiamo anche una batteria arancione”. Poche righe che colgono alla perfezione l’essenza degli Itchy Teeth, la band indie-pop britannica che negli ultimi anni sta conquistando anche il pubblico italiano.
Dopo il successo riscosso nelle recenti edizioni del Ferrara Buskers Festival e in tour fitti di date, il gruppo (formato da Xav Clarke e Charlie Hannah alle chitarre e alla voce, da Oli Booker alla batteria e da Big M al basso) è tornato in Italia la primavera scorsa per promuovere l’omonimo album d’esordio, “Itchy Teeth”.
La loro musica affonda le radici nel rock anni Sessanta (non stupisce che tra, gli emergenti, la band sia la favorita del Rolling Stones Ronnie Wood), mescolandosi però a sonorità pop più attuali, psichedeliche, alternative e indie. I brani degli Itchy Teeth sono freschi, sono vivaci e scanzonati, i loro testi sono ironici e divertenti. Li abbiamo scoperti allo Stones Cafè di Vignola e ascoltarli è stato davvero un piacere.
Ciao ragazzi e benvenuti su SulPalco.com. Cominciamo con una domanda facile facile: quando e come sono nati gli Itchy Teeth?
Xav e Charlie, i due cantanti, si sono conosciuti una decina d’anni fa all’Università e hanno iniziato subito a scrivere canzoni insieme. Oli (il batterista) è subentrato poco dopo e io, Big M, circa 4 anni fa. Quindi diciamo che gli Itchy Teeth che hai visto allo Stones Cafè esistono da 4-5 anni.
Qual è il significato del vostro nome? Come l’avete scelto?
Charlie viene da una famiglia di dentisti. Lui ha deciso di fare il musicista e di conseguenza è diventato il “dente che dà prurito” della famiglia [o, per dirla in italiano, “la spina nel fianco”, N.d.R.]. Da qui il nome Itchy Teeth.
Sul vostro profilo Facebook c’è scritto che vivete in un’auto. È proprio vero?
Beh, quasi del tutto. Passiamo gran parte dell’anno viaggiando per l’Europa e di conseguenza spendiamo la maggior parte del tempo in macchina, guidando da una serata a quella successiva. Abbiamo passato più tempo in macchina che nelle nostre rispettive stanze a Londra. Quindi possiamo confermare che, a modo nostro, viviamo in un’auto.
Come nascono le vostre canzoni? Componete insieme?
Di solito le canzoni le scrivono Xav e Charlie singolarmente, poi le arrangiamo insieme. Però, nell’ultimo periodo, alcuni brani nuovi sono stati scritti solo in parte da un singolo elemento. Stiamo sempre più cercando di dare ognuno il proprio contributo alla scrittura dei pezzi.
C’è un pezzo a cui vi sentite particolarmente legati? Volete raccontarci la sua storia?
Diciamo che i nostri pezzi preferiti cambiano spesso. Abbiamo un bel ricordo di “Going Up To Mars”, perché abbiamo girato il video di quella canzone a Ferrara, insieme ad amici e fan in un caldo pomeriggio d’agosto, durante il Buskers Festival a cui partecipavamo quell’estate.
Nelle vostre canzoni è riconoscibile la matrice anglosassone, dalla musica Sixties all’indie. Quali sono i vostri riferimenti musicali?
Siamo tutti cresciuti ascoltando artisti e stili musicali diversi. Sicuramente le band storiche dagli anni ’60 agli anni ’90 hanno avuto una forte influenza sul sound della band, ma individuare delle band in particolare è sempre difficile. Diciamo che al momento ascoltiamo tantissimi artisti contemporanei, come Mac DeMarco, Kendrick Lamar o Conan Mockasin. Loro sono tra i nostri ascolti più frequenti.
C’è un musicista in particolare con cui vi piacerebbe collaborare (o vi sarebbe piaciuto, se non è più vivente)?
Sarebbe bello incontrare Brian Wilson dei Beach Boys. Dal momento che è ancora vivo, stringergli la mano e ringraziarlo per la musica e per l’ispirazione. Non c’è bisogno di collaborarci, anche solo conoscerlo ci andrebbe bene!
Da un certo punto di vista (per fortuna!) siete una band d’altri tempi: tour “on the road” e dischi in vinile. Come riuscite a conciliare queste scelte con l’epoca dello streaming, di YouTube e dei talent-show?
Bah, alla fine non è difficilissimo. Quello che vogliamo fare veramente lo stiamo facendo. Portiamo la nostra musica in giro per l’Europa e questo ci rende felici. È dura e facciamo quasi tutto da soli, senza un’etichetta alle spalle. Però la gente risponde sempre bene ai nostri concerti e ci supporta chiedendoci di avere il CD o, appunto, il vinile. Questo ci sprona a continuare a fare quello stiamo facendo.
Non è la vostra prima volta in Italia. Vi piace? Come sta andando il tour?
Abbiamo suonato la prima volta in Italia nell’agosto del 2014, come ospiti al Ferrara Buskers Festival. Da quell’estate siamo tornati a suonare in Italia altre 6 o 7 volte. La risposta del pubblico è sempre positivissima e, al di fuori della musica, l’Italia è un Paese bellissimo. Passarci in tournée è sempre un piacere.
Quali sono i vostri piani per il futuro? Volete darci qualche anticipazione?
Abbiamo registrato il nostro secondo album in studio l’inverno scorso e il primo singolo estratto vedrà probabilmente la luce a settembre. Non è stata ancora fissata una data d’uscita per il disco, ma probabilmente sarà tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018. Tenete sempre d’occhio il nostro sito e la pagina Facebook per rimanere aggiornati.
Avete un ultimo messaggio per noi?
Si! Grazie per la vetrina e per il supporto. Non vediamo l’ora di tornare in Italia e scambiare quattro chiacchiere in più, la prossima volta. Un saluto a tutti i lettori!
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