Gli Stain ci raccontano ZEUS, un disco d’esordio di rabbia e speranza
Si intitola “ZEUS” il disco d’esordio degli Stain, rock band pugliese, vincitrice del Tour Music Fest. L’album, uscito lo scorso 5 ottobre, è stato realizzato con il contributo di “PUGLIA SOUNDS RECORD 2018 – REGIONE PUGLIA – FSC 2014/2020 – Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro”.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare questi quattro grintosi ragazzi di Bari. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Rompiamo subito il ghiaccio con una domanda. “Zeus” è il vostro album d’esordio: come ci sente a vedere pubblicato il proprio disco?
La realizzazione di un disco è una tappa fondamentale per una band perché implica un impegno assai duraturo e allo stesso tempo premuroso. È un obiettivo raggiunto. Ecco perché vedere il proprio lavoro pubblicato ci stimola ad andare avanti, continuando su questa strada.
Com’è nato il progetto Stain? Come vi siete conosciuti? E come avete scelto il nome del gruppo?
Inizialmente eravamo una cover band, solo dopo è nato il progetto Stain. Ci siamo conosciuti nella stessa scuola media, tre di noi suonavano la batteria ma non lo vedemmo come un problema. In maniera molto naturale, ognuno cambiò il proprio strumento fino a quando si è arrivati alla line-up attuale. Il nome Stain è nato per caso; si discuteva sull’identità del gruppo, cui non riuscivamo a dare una risposta, ed è questo che ci ha portato a pensare alla macchia, qualcosa di indefinito, e semplice solo in apparenza.
Vi va parlarci un po’ del vostro disco? Innanzitutto, perché l’avete intitolato “Zeus“?
Zeus è il cane che incontriamo ogni volta che andiamo alle prove e che ci è stato di ispirazione durante la creazione del concept del disco. È il soggetto della copertina e ormai la nostra mascotte.
Qual è quindi il concept alla base dell’album? Di cosa parlano le vostre canzoni?
Lo scenario nel quale Zeus vive è descritto nei testi dell’album: è turbato e meccanico. La maggior parte delle nostre canzoni parlano di una realtà alla quale siamo costretti ad adattarci, per evitare di non essere accettati. Parliamo di un futuro incerto, diverso da quelle che sono le nostre aspettative, ma la consapevolezza mette in noi uno spirito critico e di rivalsa, che non ci fa accontentare, che ci fa muovere, ci rende svegli.
Come scrivete i pezzi? Chi li compone? E come nascono gli arrangiamenti?
Non c’è un metodo vero e proprio che adottiamo per comporre; alcuni pezzi nascono per caso da jam, o da un giro di accordi. Successivamente c’è un processo di maturazione del pezzo stesso che riguarda struttura e arrangiamenti. C’è anche un intervento esterno di alcuni musicisti che collaborano al progetto, influenzando parte del lavoro prodotto da noi quattro.
C’è un brano a cui siete più affezionati? Perché?
Il brano a cui siamo affezionati s’intitola “Free man lost in the ocean“, che non è nell’album. È stato il nostro primo singolo, a cui sono legate moltissime esperienze tra cui la vittoria del Tour Music Fest, che possiamo dire sia stato uno degli elementi che ha dato un grande supporto a questo progetto.
La vostra musica affonda le radici nel rock. Quali sono i vostri riferimenti musicali?
Si, il rock ci ha sempre affascinato e portato a quello che per ora suoniamo. Tra i gruppi da cui prendiamo ispirazione ci sono Editors, Interpol, Arcade Fire, U2, David Bowie, Queens of the Stone Age, Nine Inch Nails… ma potremmo citarne tanti altri dato che i nostri ascolti, soprattutto nell’ultimo periodo, sono in continua evoluzione!
C’è un musicista con cui vi piacerebbe collaborare? Usate liberamente la vostra fantasia!
Non sarebbe male collaborare con uno degli artisti citati in precedenza; adesso però ci limitiamo a lavorare su di noi.
Come state promuovendo il disco? Possiamo vedervi dal vivo?
La promozione del disco è basata principalmente sul live, infatti siamo in tour con date in tutta Italia. Naturalmente anche i social hanno un ruolo importante: Instagram, Facebook, Youtube, Spotify, sui quali è possibile ascoltare il disco e aggiornarsi sulle date del tour.
Cosa pensate della scena musicale in cui vi muovete? Quali difficoltà incontrate e quali possono essere invece i vantaggi di essere una band o un musicista oggi?
Purtroppo essere musicista/band emergente di questi tempi ha dei pro e dei contro. I social, ad esempio, sono uno strumento molto importante, ma non sufficiente. Secondo noi la gente andrebbe rieducata al live.
A questo punto vi chiedo: social o non social? C’è ancora spazio per l’ascolto dei dischi in un mondo in cui siamo bombardati da Instagram Stories da un minuto?
Il disco non ha più la stessa importanza che aveva in passato. Siamo abituati a un’offerta di contenuti così vasta che un album ci sembra vecchio già dopo pochi mesi. Ci auguriamo che la gente non solo ascolti i dischi, ma che questo sia un momento fondamentale della loro giornata.
Quali sono i piani per il prossimo futuro? Qualche anticipazione?
Ora siamo in tour e abbiamo una serie di date a fine 2018 e anche nel 2019; allo stesso tempo sentiamo il bisogno di comporre altra musica, di voler cambiare e sperimentare.
Un ultimo messaggio per i lettori di SulPalco.com?
Grazie a tutti i lettori per l’attenzione, e un ringraziamento speciale a SulPalco.com per averci dato la possibilità di presentare il nostro progetto in questa intervista.
INFORMAZIONI
Artista: Stain (Francesco Lagioia – voce, Michele Tangorra – chitarra, Dario Ladisa – basso, N.I.C.H.O. – batteria, backing vocals)
Album: Zeus
Anno: 2018
Le fotografie dell’album sono di Daniele Notaristefano, artista e fotografo barese, vincitore nel 2015 dell’International Photography Award a Los Angeles.
TRACKLIST
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A machine
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Disorder
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What Will, Would Be
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How long
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Saturday song
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Sunday X
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Better than Bitter
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Under the Ground
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Same day
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The Compromise
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Seize the Day