An Harbor – May
Ci sono album che colpiscono fin dal primo ascolto. Ci sono canzoni per cui emozionarsi viene spontaneo. Non capita spesso, ma quando capita è davvero un piacere. E “May”, album d’esordio del cantautore An Harbor (al secolo, Federico Pagani), è così. Otto tracce in cui sonorità pop, folk e rock sono mescolate con gusto e cura negli arrangiamenti. In cui riecheggia nella voce, per potenza e intenzione, lo stile di grandi come Dave Matthews o Eddie Vedder, unito ad un timbro che resta impresso e ricorda quello inconfondibile di Jeff Buckley. Otto storie in cui si alternano i temi classici del rock’n’ roll: solitudine e rabbia, amore e speranza. Dove la dimensione più intima e malinconica dei testi è accompagnata da una musica solare e orecchiabile.
Senza perdersi in preamboli, l’album si apre con “Minerva Youth Party” e un riff di chitarra d’impatto. Il brano ha una linea melodica accattivante e riesce a dosare con garbo l’alternanza tra la distorsione dell’incipt e del ritornello – accompagnata da una batteria che spinge sui piatti – e strofe struggenti, in cui trova spazio e corpo la voce di Federico. Segue “Like A Demon”, un pezzo che ha tutte le carte in regola per essere singolo, arricchito anche dalla collaborazione con Tight Eye. In questo brano le sonorità rock del primo pezzo cedono il passo a un pop elettronico e raffinato, vicino all’indie pop “made in USA” (quello di gruppi come King of Leon, Band of Horses o The Postal Service, per intenderci).
Un’impronta, questa, che ritroviamo anche nel pezzo successivo, “The Highest Climb”, dove chitarra elettrica e percussioni esplodono nel ritornello, per riposare nelle strofe. Ed è proprio qui che la voce di Federico riesce a creare un’atmosfera ariosa e rarefatta, affidandosi prima al solo piano, poi alla chitarra. Chitarra che la fa da padrona in “Come Armed Or Come Not At All”, brano interamente acustico, in cui l’origine folk del progetto An Harbor emerge e si lascia apprezzare di più. Una canzone toccante, dal sapore un po’ nostalgico. Una di quelle che ti fa venire voglia di cantare intorno a un falò e di ballare a piedi nudi sulla sabbia fino all’alba.
Con “Meet Yourself Fading” il ritmo sale e l’album nuovamente vira verso sonorità più rock. Con tanto di distorsione e delay sulla chitarra, con tanto di effetti sulla voce. Con tanto di malinconia e tristezza, espresse ossessivamente dalla frase del ritornello: “tomorrow will never come”. E poi arriva il pezzo forte dell’album. Il tormentone che passa in radio, quello che ti si attacca in testa. Parte in acustico “By The Smokestack”. Ci si aspetta una ballata come “Come Armed Or Come Not All”, e invece no. Perché poi arriva la tastiera, entra dritta la batteria, il ritmo sale e il suono acquista spessore. E il ritornello “and we sing na, na, na, na, na, na, na / This love is a glimmer in the night na, na, na, na, na, na, na” (che tanto richiama i The Lumineers o i Mumford and Sons) sembra fatto apposta per il bis. Uno di quei bis da saltare giù dal palco e suonare in mezzo al pubblico.
È lungo sette minuti il brano successivo “Shine Without A Light”, forse quello in cui An Harbor più gioca sulla contaminazione tra generi e sulle variazioni melodiche. Piano acustico nella strofa, synth nel ritornello, percussioni sincopate da pezzo dubstep, riverbero sulla voce e finale a sorpresa, solo strumentale. Il disco si chiude infine, com’è giusto che sia, con la chitarra acustica dell’ultima ballata. “Not Made Of Gold” è una canzone tanto breve quanto intensa, che, più che finire, resta sospesa. E, se proprio si vuole fare un appunto, questa è anche un po’ l’impressione che ci è rimasta dopo aver ascoltato l’album per intero: un prodotto che non è del tutto finito, in cui le storie restano momenti a sé stanti, sospesi, senza che ci sia continuità tra un brano e l’altro. Così come la discontinuità nell’alternanza e nel mix tra generi rischia a volte di essere eccessiva e di disorientare chi ascolta, nonostante l’evidente bellezza dei suoni e l’alta qualità della produzione.
Resta comunque il fatto che “May” è un disco d’esordio che vale decisamente la pena ascoltare e An Harbor un progetto che volentieri continueremo a seguire.
May – An Harbor
Track List:
- Minerva Youth Party
- Like A Demon (feat. Tight Eye)
- The Highest Climb
- Come Armed Or Come Not At All
- Meet Yourself Fading
- By The Smokestack
- Shine Without A Light
- Not Made Of Gold
An Harbor è Federico Pagani.
Federico Pagani: voci, chitarra acustica, chitarra elettrica
Cristiano Sanzeri: chitarra elettrica, basso
Pietro Beltrami: pianoforte, synth
Federico Merli: batteria
Giulia Bonometti aka Tight Eye: voci in “Like A Demon”
“May” è stato prodotto e arrangiato da Federico Pagani e Cristiano Sanzeri
I testi sono stati scritti da Federico Pagani
Label: This Is Core Records
Anno: 2016
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Web | www.anharbor.com
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