Alibia – Manuale apocrifo delle giovani marmotte
Gli Alibia giungono a questo terzo episodio dopo la firma con EMI Music Publishing e un originalissimo tour multisensoriale di 40 date, segnale e conferma del fatto che da sempre cercano un percorso personale, che li emancipi dagli abusati accostamenti con gli Scisma prima, con Baustelle o il Genio adesso.
Cominciamo subito col dire che “Manuale apocrifo delle giovani marmotte” non e’ un disco facile. E’ composito, melodicamente alterna canzoni dirette ad episodi piu’ vicini alla “liquidita'” di una colonna sonora; in linea generale lascia piu’ spazio al pop, a discapito delle impennate rock che piu’ copiosamente avevano contraddistinto “Confini” e “Tra tutto e niente”.
“Il mio secolo” e’ apertura di grande respiro e aiuta l’ascoltatore ad accomodarsi nel mondo agrodolce degli Alibia, affrescato dalle consuete due voci che si intrecciano e sanno ben dosarsi, sia quando il suono si fa denso, sia quando il lavoro di destrutturazione fa affiorare tappeti essenziali.
Nota specifica meritano i contenuti testuali, infarciti di riferimenti letterari, matematici e filosofici, focalizzati sull’odierno, oggetto di denuncia ironica, acuta e intelligente (“Gioca alla rivoluzione in coda al centro commerciale, lava la tua macchina maiale gonfio di antibiotici, falso paradiso senza dignita’, di noi cosa restera’, difenditi, difendimi ora!”).
In “La meccanica di Lagrange” e “Coordinate per il futuro” gli Alibia sembrano finalmente lasciarsi andare, toccando, insieme, alti punti di pathos, coinvolgimento melodico, efficacia nel refrain. Residua infatti l’impressione che abbiano almeno parzialmente tenuto a freno la spontaneita’, giungendo di sicuro a un lavoro limato, prodotto e confezionato in maniera certosina, ma probabilmente perdendo qualcosa a livello di impatto emozionale.
Forse non sara’ il disco della consacrazione, ma certamente puo’ considerarsi il passo decisivo per trasformare tale indiscusso e fertilissimo talento in certezza di storia e valore.