Un nuovo ‘Sasha’
Davide “Sasha” Torrisi, meglio noto come ex cantante dei Timoria e co-autore del celebre brano “Sole Spento”, è da poco uscito con l’EP ”Un Nuovo Me” (a testimonianza del nuovo percorso artistico da lui intrapreso!), distribuito dall’etichetta indipendente Elevator Records. E così, in occasione dell’uscita del disco, la redazione di Sulpalco.com non si è fatta sfuggire l’opportunità di rivolgergli qualche domanda per soddisfare la curiosità dei propri lettori…
Ciao Davide, potresti presentare brevemente ai nostri lettori il tuo nuovo EP, ”Un Nuovo Me”?
Ciao a tutti voi e grazie per lo spazio che mi dedicate. Come si capisce dal titolo, l’EP è un mio percorso artistico tutto nuovo e da scoprire… ho cercato di mettere tutto ciò che mi rappresenta di più adesso e tutto ciò che mi ha influenzato.
Qual è l’origine del tuo nome d’arte, Sasha, nome anche del tuo gruppo attuale?
Correva l’anno 1988, il mio allora bassista Miguel, di origine Argentina, storpiava un po’ tutto ciò che diceva e un giorno mi disse che assomigliavo tremendamente, vista la mia folta chioma riccia, a ”Sasha” dei Guns n’Roses… era Slash. Mi è rimasto incollato questo soprannome ed ora tutti mi conoscono così.
Il titolo dell’album, ”Un Nuovo Me”, ci pare piuttosto emblematico. Com’è nato questo progetto e quanta influenza ha avuto in questo la tua esperienza precedente con i Timoria?
E’ nato dopo un periodo di pausa di 3 anni dopo lo scioglimento dei Timoria. Più che altro avevo bisogno di fare esperienze parallele e raccogliere un po’ di idee. Poi l’esigenza artistica si è fatta sentire ed è iniziata questa nuova avventura. I Timoria hanno avuto un ruolo importante nella mia vita artistica ed umana, un’esperienza che sempre porterò con me. L’influenza di quel periodo nel mio nuovo progetto credo che fosse inevitabile.
Che cosa ti manca dei Timoria e che cosa invece hai cambiato con questo nuovo progetto?
Mi mancano 4 amici con cui condividere gioie e dolori, successi e sacrifici… ma allo stesso tempo sono molto soddisfatto del mio progetto. Certo è molto più faticoso fare da soli ciò che veniva suddiviso per i 5 componenti, ma che soddisfazione quando arrivano i successi. E’ tutto frutto della propria tenacia, del sacrificio e, ovviamente, del talento.
Quali pensi che siano le maggiori potenzialità del tuo nuovo album?
Sicuramente c’è un forte impatto sonoro e i testi sono molto belli e poco scontati. Mi piace il fatto che siano brani da ascoltare più volte prima di amarli… poi non smetteresti più di cliccare ”play” sul lettore cd.
Qual è il brano di questo disco a cui sei più affezionato?
”Nuovo Me” è il brano che apre l’album, il primo singolo, il primo videoclip da solista realizzato e molto altro, quindi sono molto legato a questo, ma tutti sono davvero appaganti all’ascolto e pure da suonare. Mi danno energia. Sono tutta la mia vita.
Ascoltando il tuo nuovo disco, sono rimasta particolarmente colpita da ”Piccolo miracolo”. Potresti raccontarci che storia l’ha ispirato?
E’ decisamente il pezzo più intimo. Parla della perdita volontaria di un figlio e della presa di coscienza che probabilmente la ”donna giusta” non era quella che camminò al mio fianco fino a quel momento… perdonatemi, ma faccio sempre un po’ fatica a raccontare di questo brano.
In generale, come nasce un tuo pezzo?
Solitamente con la musica, suono la chitarra e il pianoforte, la linea melodica vocale e successivamente il testo. Nel caso di ”Piccolo Miracolo” è stato scritto tutto contemporaneamente ed in 20 minuti circa.
Che generi musicali e quali band influenzano di più il tuo stile?
Sono davvero tantissimi i generi e altrettante le bands. Ho ascoltato e assorbito dai Beatles, passando per i Led Zeppelin, i Pink Floyd, gli Who. Sono stato folgorato dal grunge anni ’90 con i Nirvana, i Pearl Jam e soprattutto i Soundgarden e Alice in Chains. Ma per questo lavoro, sono palpabili le influenze dell’ultimo rock inglese come quello dei Radiohead, Coldplay e Muse.
Che progetti hai per il futuro, nel breve e nel lungo periodo? Puoi anticiparci qualcosa?
Al momento sono a contratto con Elevator Records, etichetta indipendente che mi sta supportando con impegno, e c’è in cantiere un album che vorrei pubblicare nel settembre del 2010, compatibilmente con la tabella di marcia della produzione. Nel lungo periodo??? Preferisco fare un passo alla volta… i sogni e i progetti ci sono, ma per ora rimangono custoditi nella mia testa.
Ci sarà un tour con delle date live?
Certo che ci sarà!… potrei morire se non salissi più su un palco. Adoro la dimensione live, è quella in cui mi trovo più a mio agio. Il mio massimo momento d’espressione. Sono praticamente perennemente in tour. Le date e altre informazioni relative al mio progetto si possono trovare sul sito www.myspace.com/sashatorrisi
Come giudichi la scena musicale italiana attuale e quali problemi potrebbero incontrare, a tuo avviso, i gruppi emergenti? Hai qualche consiglio per loro?
La giudico un po’ povera. Sono passati i tempi in cui c’era quel fermento nell’aria che poi ha prodotto gruppi come i Litfiba, Timoria, Bluvertigo, Afterhours, Marlene Kunz, Negrita, ecc. ecc… ma non è colpa dei musicisti, purtroppo c’è tutto un sistema che funziona a sfavore della musica di qualità. Quella vera… ovviamente a mio avviso. Di consigli non ne ho, alla fine siamo davvero tutti sulla stessa barca. L’unico, umile, consiglio è quello di credere davvero e fino in fondo a tutto ciò che si produce e viene messo sul mercato. Non mollate amici… risorgeremo!!!
C’è un gruppo o un musicista con cui vorresti assolutamente collaborare?
Vorrei tanto cantare un giorno con Chris Cornell. Troppo??? Va beh, basta che non mi fate duettare con Marco Carta, va bene qualsiasi artista, purché il risultato sia una bomba emozionale!!!
Stiamo arrivando ormai alla conclusione. C’è qualcosa che vorresti ancora dire ai nostri lettori?
Beh, se siete arrivati in fondo a quest’intervista vuol dire che non vi ho tediato troppo, no??? Quindi vi ringrazio per aver letto fin qui ed esservi interessati al mio progetto cercando di capirne il senso. Vi aspetto in tanti ai miei concerti per fare festa insieme e… ROCK N’ ROLL!!!!!!!!!!!
Alibia – Manuale apocrifo delle giovani marmotte
Gli Alibia giungono a questo terzo episodio dopo la firma con EMI Music Publishing e un originalissimo tour multisensoriale di 40 date, segnale e conferma del fatto che da sempre cercano un percorso personale, che li emancipi dagli abusati accostamenti con gli Scisma prima, con Baustelle o il Genio adesso.
Cominciamo subito col dire che “Manuale apocrifo delle giovani marmotte” non e’ un disco facile. E’ composito, melodicamente alterna canzoni dirette ad episodi piu’ vicini alla “liquidita'” di una colonna sonora; in linea generale lascia piu’ spazio al pop, a discapito delle impennate rock che piu’ copiosamente avevano contraddistinto “Confini” e “Tra tutto e niente”.
“Il mio secolo” e’ apertura di grande respiro e aiuta l’ascoltatore ad accomodarsi nel mondo agrodolce degli Alibia, affrescato dalle consuete due voci che si intrecciano e sanno ben dosarsi, sia quando il suono si fa denso, sia quando il lavoro di destrutturazione fa affiorare tappeti essenziali.
Nota specifica meritano i contenuti testuali, infarciti di riferimenti letterari, matematici e filosofici, focalizzati sull’odierno, oggetto di denuncia ironica, acuta e intelligente (“Gioca alla rivoluzione in coda al centro commerciale, lava la tua macchina maiale gonfio di antibiotici, falso paradiso senza dignita’, di noi cosa restera’, difenditi, difendimi ora!”).
In “La meccanica di Lagrange” e “Coordinate per il futuro” gli Alibia sembrano finalmente lasciarsi andare, toccando, insieme, alti punti di pathos, coinvolgimento melodico, efficacia nel refrain. Residua infatti l’impressione che abbiano almeno parzialmente tenuto a freno la spontaneita’, giungendo di sicuro a un lavoro limato, prodotto e confezionato in maniera certosina, ma probabilmente perdendo qualcosa a livello di impatto emozionale.
Forse non sara’ il disco della consacrazione, ma certamente puo’ considerarsi il passo decisivo per trasformare tale indiscusso e fertilissimo talento in certezza di storia e valore.
Dodici Storie Nere
C’è chi uccide per vendetta, chi uccide per vizio, chi per amore o per mestiere… E poi c’è chi vuole raccontare le loro storie. Meglio, le sa mettere in musica in modo incantevole ed originale, scegliendo un tema di certo non semplice – quello della morte e dell’assassinio, appunto – come filo conduttore di quello che potremmo definire un vero e proprio concept album. Con qualche piacevole eccezione, come i brani “Meglio di niente” e “Seconda pelle”.
La cosa sorprendente è che “Dodici storie nere” è il loro primo album (in uscita a metà aprile) e loro sono Il Club dei Vedovi Neri. Ascoltateli. Le loro canzoni non sono mai banali, anzi ci riservano spesso delle sorprese. Più volte si fa ripartire il disco, più si scoprono particolari, suoni, significati che all’inizio non si erano colti, e maggiormente si riesce ad apprezzarne musica e testi. L’album si apre con “Letizia”, primo singolo e primo videoclip della band, per proseguire con una azzeccata alternanza tra pezzi più ritmati, come “E’ l’ultimo”, “Quando canta il gallo”o “Presto o tardi”, e brani più lenti ed intimi, tipo “Lungo il fiume”, “Il giorno di una rosa”e “Tra le sue mani”, che chiude il disco.
La voce calda di Francesco ci guida per mano tra le miserie e le passioni più nascoste dell’uomo, mettendone a nudo sentimenti ed orrori. Gli strumenti accompagnano alla perfezione il cantato, con un armonicissimo stile da ballad rock (vicino a quello di Nick Cave, ma anche di Brassens, di Leonard Cohen e di De Andrè o, per restare nei confini nazionali, della più recente band Mercanti di Liquore) in cui la chitarra di Claudio ha indubbiamente un ruolo predominante e, lasciatecelo dire, meritato. Cosa aggiungere ancora? Speriamo di vederli presto… Sul palco!
Il Club dei Vedovi Neri – “Dodici storie nere”
Anno: 2010
Label: C.P.S.R. Produzioni
Track List:
Letizia
E’ l’ultimo
Lungo il fiume
Meglio di niente
Il giorno di una rosa
Quando canta il gallo
Il violinista
Presto o tardi
Dicembre
Non è un sogno
Seconda pelle
Tra le sue mani