LOCUS AMOENUS

Benvenuti tra noi, Locus Amoenus, permettete la domanda, come mai questo nome? In letteratura ha il significato di un luogo idealizzato in cui si sta bene, idealizzare le cose, al giorno d’oggi non è un po’ un’ arma a doppio taglio? Perché questo nome?

Ciao Grazie a voi per averci accolto nella vostra famiglia.

Come hai già accennato il locus amoenus è un luogo in cui si sta bene; si esso era un’ accezione cara ai poeti e letterati latini che amavano immergersi nel loro “locus amoenus” non inteso soltanto come luogo reale, a contatto con la natura, ma un luogo ideale di pacificazione e rifugio dell’anima in cui trovare la giusta dimensione e ispirazione per poter oltrepassare il limite umano, scavare negli abissi più profondi della coscienza  e manifestarsi attraverso le arti. L’ evasione dell’uomo dalla realtà che lo circonda ha da sempre caratterizzato la sua esistenza e permanenza sulla terra, con un occhio aperto sul mondo, sull’umanità e i suoi problemi e un altro chiuso non per pigrizia ma per permetterci, seppur utopicamente, di sognare ed immaginare una realtà diversa, idealizzare un mondo migliore e tentare di rendere quell’utopica speranza reale. Purtroppo oggi sembra non esistere un giusto equilibrio tra le cose, o si chiudono completamente o si spalancano troppo gli occhi sulle miserie umane e si finisce per essere travolti dai suoi tentacoli. Se oggi c’è un rischio, sembra essere il fare arte, o quantomeno provare ad esprimere liberamente la propria idea artistica senza essere manipolati dall’alto. [Read more...]

QUARTINO DIVINO

Ciao ragazzi, allora, presentiamoci un po’ , chi siete, che strumento suonate, che fate nella vita e quale è il vostro rapporto con la musica.

Eccoci qua! Siamo il Quartino DiVino! Cominciamo con Valentina, cantante e chitarra acustica. Nella vita cerco di avere meno obblighi possibili, quindi niente lavoro fisso, a volte anche niente lavoro! Compongo brani e li affido a chi meglio di me sa arrangiarli.. per esempio a Sergio, con il quale abbiamo il duo Orange8. Appunto, poi, Sergio, chitarra elettrica, classica e una serie di strumentini, tipo flauto transilvano, marranzano siciliano, kazoo e qualsiasi altra cosa mi capita! Non mi son mai chiesto che tipo di rapporto ho con la musica… da quando ho visto la chitarra a 6 anni non l’ho più lasciata e tutto quello che faccio nella vita concerne musica. Suono, compongo, arrangio, registro e faccio il fonico. Poi… Fabrizio, contrabbasso, cori e Show Man! Sono papà da 3 anni, lavoro parecchio ma ogni attimo libero è musica, anche se quando prendo l’ukulele mia figlia mi sbrocca! E ancora … Bruno, batterista. Nella vita che faccio? Suono! Tanti progetti e tanti stili diversi. C’è poi il secondo batterista, che poi è stato cronologicamente il primo, Adriano…ora in dolce attesa! [Read more...]

Barranco – Ruvidi, vivi e macellati

“Ruvidi, vivi e macellati” è l’album di esordio dei Barranco, band formatasi nel 2012 nella bassa padovana. La band ritorna sulle scene dopo un precedente progetto alternative rock non andato a buon fine proponendoci questa volta un progetto folk di per sé non rivoluzionario ma che grazie al coraggio di puntare su un genere originale e poco conosciuto qui in Italia rende il disco un lavoro cantautorale ben strutturato. L’album, composto da dieci tracce,con buone potenzialità espressive e una buona versatilità canora, passa da ritmi folk ad atmosfere dark capaci in alcune tracce di farti sognare grazie anche all’uso particolare della voce di Alessandro Magro che è capace di portarti indietro nel tempo facendoti immaginare delle situazioni “fantasy”. [Read more...]

Pillow Fight – Evil Walk

Hard Rock": la traduzione letterale di questo termine è "pietra pesante". Questa è l’espressione che mi è più congeniale per descrivere questo gruppo.I Pillow Fight, formazione laziale di Frascati, propone "Evil Walk", EP di 5 traccie, come una sorta di tributo ai loro idoli AC/DC, ma per quanto mi riguarda, rivedo molto più dello stile dei Guns’n’Roses e dei Kiss che del gruppo australiano.Voglio fare una premessa: il genere e i gruppi in questione non mi sono mai piaciuti, ma per l’ennesima volta ho trovato tesi che mi sostenessero. [Read more...]

SANTO NIENTE – MARE TRANQUILLITATIS

Ricordo come fosse ieri quando all’Oasi San Martino, mai troppo compianto locale di Acquaviva delle Fonti, nel febbraio di due anni fa, durante il concerto del Santo Niente, ascoltai per la prima volta l’inedita “Cristo nel cemento”. Quei suoni mi riportavano alle produzioni targate C.P.I. e mi facevano ipotizzare un futuro nuovo album roccioso e sferragliante.
Ma si sa, Umberto Palazzo è artista poliedrico, la cui imprevedibilità è stata negli anni efficacemente canalizzata, tra l’altro, nel suo album solista “Canzoni della notte e della controra”, sospeso tra la malinconica poesia di Piero Ciampi e l’ombrosità di Nick Cave e nell’esperimento esotico e strumentale “El Santo Nada”.
Proprio alla luce di tale versatilità va accolto “Mare Tranquillitatis”, che già nel titolo allude a questa pulsante voglia di nuove esplorazioni. Se l’accoppiata iniziale “Cristo nel cemento” e “Le ragazze italiane” davano forza all’idea che m’ero fatto quella sera, è il libro delle storie di umanità varia che si apre con “Un certo tipo di problema” a confonderla piacevolmente, fino a ridurla in brandelli. “Maria Callas” ha la scontrosa grazia con cui Saba rivestì la sua Trieste. “Sabato Simon Rodia” racconta la storia del minatore emigrante semianalfabeta che costruì le Watts Towers di Los Angeles, scarnificando la musica, ridotta a suoni sospesi e rumori di fondo, in modo che la parola possa esprimere tutta la sua potenza. E’ invece la sezione ritmica a giocare un ruolo essenziale in “Un certo tipo di problema”, storia questa di miseria urbana, grigia di droga e di solitudine. Con “Primo sangue” l’album tocca il punto più alto: un vero e proprio mantra ipnotico che, in oltre 10 minuti, miscela chitarre elettriche e beat house con una maestria che solo chi da anni interpreta e asseconda l’umore del pubblico misurandosi dietro una consolle, può permettersi.
“Mare tranquillitatis” è un album che trasuda coraggio, per una manciata di motivi: innanzitutto, se in tempi di cover band, tribute band e compagnia scimmiottante già proporre musica propria è da eroi, osare con sperimentazioni che frantumano schemi e classificazioni, sfiora il martirio artistico; in seconda battuta, voltare le spalle alle mode e agli appiattimenti emulativi per cui chi non ha fatto in questi ultimi anni un album “alla Teatro degli orrori” è un nerd, è segno di forte personalità; poi ancora, infarcire i testi di spunti letterari, in un paese in cui un italiano su due non legge affatto, è da kamikaze; infine e più in generale, continuare a pubblicare album in un periodo in cui la domanda è fiacchissima considerato che mai, come oggi, si consuma musica, però mai come oggi questa non si compra, è davvero da impudenti! [Read more...]