Mish Mash Festival, ad agosto la terza edizione
Si svolgerà dal 2 al 4 agosto, nella suggestiva cornice del Castello di Milazzo, la terza edizione del Mish Mash Festival. La rassegna musicale – e non solo – è stata presentata nei mesi scorsi sui palchi di tutto il territorio nazionale (incluso il TPO di Bologna), attraverso una serie di concerti in cui si sono esibiti gli artisti delle passate edizioni.
“L’idea del festival” – raccontano gli organizzatori – “è nata dall’incontro di tre realtà giovanili che operano da anni nella provincia di Messina, spiegano gli organizzatori. Realtà che credono nella cooperazione, nelle sinergie, nei valori culturali e nel dialogo come strumenti di crescita e produttività. L’Associazione Mosaico, organizzatrice dell’evento, ha al suo interno lo stesso significato del termine Mish Mash: miscuglio. L’evento prevede due giornate di concerti, installazioni e performance artistiche all’interno del Castello di Milazzo, maniero sorto in età normanna su antichi insediamenti greci, che costituisce uno dei più imponenti complessi fortificati d’Europa, dalla storia ricca, stratificata e multietnica. Mish Mash è dunque un incontro tra diverse arti, persone, paesaggi ed epoche storiche”.
COLOR FEST 2018
Il Color Fest giunge quest’anno alla sesta edizione e si svolgerà il 4 e 5 agosto presso l’Abbazia Benedettina di Lamezia Terme (CZ). Il claim scelto per inaugurare questa nuova stagione è “Figli delle Stelle”, omaggio all’omonimo brano di Alan Sorrenti, un titolo che, come si legge nella presentazione, “ è anche un auspicio a cercare di costruire un futuro prossimo esaltante, espressione di una visione lungimirante e condivisa, portata avanti con passione dall’associazione Che Cosa Sono Le Nuvole, promotrice del festival”.
God Is An Astronaut, il live all’Estragon Club
Salgono alla spicciolata, alzando il braccio timidamente in segno di saluto. I primi a prendere posto sul palco dell’Estragon Club sono il bassista Niels Kinsella e il polistrumentista Robert Murphy, che sta accompagnando il trio irlandese nel tour. Li raggiunge poco dopo Lloyd Hanney, accomodandosi dietro la batteria, e, per ultimo, Torsten Kinsella, fondatore dei God Is An Astronaut insieme al fratello gemello.
Non vola una mosca, il pubblico trattiene il fiato, in attesa. Il palco è in ombra e il look total black dei musicisti non aiuta a distinguerli dallo sfondo, un cielo profondo e pieno di stelle, che trascina subito gli spettatori in uno spazio onirico, intergalattico. D’altra parte chi è stato a un concerto dei God Is An Astronaut lo sa: l’unica cosa che davvero conta è la musica. Anche i fasci di luce alle loro spalle non fanno altro che rendere le figure ancora più eteree e confuse.
Petite Blonde II: Bill Evans live al Paradiso Jazz
Si è chiuso con il concerto di Bill Evans, sassofonista e compositore di fama internazionale, l’intensa rassegna “Paradiso Jazz” di quest’anno. Allievo di Dave Liebman, ad appena 22 anni Evans entrò a far parte della band di Miles Davis, registrando con lui sei album, tra cui “The Man with the Horn”, “Star People” e “Decoy”. Di lui Miles disse una volta: “è uno dei più grandi musicisti che abbia mai incontrato”.
La lista di collaborazioni di Bill Evans, comunque, non si ferma qui e include musicisti del calibro di Herbie Hancock, Mick Jagger, Willie Nelson, Richard Bon, Randy Brecker, Marcus Miller, John Scofield e Mike Stern. Negli anni Ottanta e Novanta, Evans si unì anche agli Elements, la band di Pat Metheny, Mark Egan e Danny Gottlieb.
La Terza Via di Cecilia Sanchietti: l’album e l’intervista
S’intitola “La Terza Via (The Third Side of the Coin)” il secondo album della batterista e compositrice jazz Cecilia Sanchietti, uscito all’inizio dell’anno per l’etichetta BluJazz di Chicago. Dieci brani eleganti, coinvolgenti, in cui il gusto raffinato della musicista romana si esprime attraverso melodie delicate, sì, ma sempre intense ed emotivamente toccanti.
Dei pezzi che compongono il disco la maggior parte sono frutto del talento compositivo di Cecilia (fanno eccezione solo “Emerging Lands” di Pierpaolo Principato, “Hang Gliding” di Maria Schneider e “Innocence” di Keith Jarrett) e della sua dirompente necessità di esprimersi, di raccontare le proprie esperienze. Un esempio tra tutti? Il pezzo contro la guerra “Not (in) my name”, in cui i colpi di rullante conferiscono drammaticità al brano, richiamando il tamburo marziale.