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LET’S GET LOST
Non riesco a spiegarmi come certi gruppi mediocri o deludenti, vengano osannati da certa critica indie che ne amplifica il riscontro, mentre altri più meritevoli non vengono considerati quanto dovrebbero. In realtà la risposta è più che mai semplice, giochi di favoristismi e incastri perfetti nel meccanismo promozionale, deviano gli ascolti e l’attenzione della maggioranza delle persone prevalentemente verso alcune band. Ovviamente non è sempre così, ma l’ascolto dei Let’s Get Lost mi provoca un gradevole solletichio, che si tramuta in prurito quando ricordo la poca considerazione mediatica dedicata a questa formazione. Questa è un’ottima realtà italiana che dal vivo apre il sedere a moltissime bande troppo presto osannate, e questo loro secono album ne è la conferma. Prodotto dalla Infecta, Suoni e Affini, e registrato al Natural Head Quarter, l’omonimo disco travolge con la ritmica dei nove brani in tracklist. Canzoni sempre più concrete e dagli interessanti intrecci chitarristici, grazie anche all’aggiunta di una chitarra. Saimo sempre dalle parti del rock’n’roll sanguigno e viscerale, con una sezione ritmica invidiabile e voce potente e sfrontata. Questo sanno fare i Let’s Get Lost, rock’n’roll fatto di sudore, tecnica potenza e coinvolgimento come pochi altri in Italia sanno fare. Si sentono Stooges, Husker Du, Black Flag, John Spencer, One Dimensional Man, e anche il blues malato di Capt Beefheart, ma soprattutto si sente una forte personalità, ancor più in evidenza nelle esibizioni dal vivo. La tracklist è pressochè perfetta dove svettano “Dear Wendy”, “Horror Mansion”, “Sweat Song” e soprattutto “Turbovalvola” e “8 O’Clock”. Un disco divertente, che conferma la bontà stilistica e l’affiatamento del quartetto ferrarese, una band potente da far paura e assolutamente da vedere nel contesto live.
Fabio Igor Tosi