Category Archives: Sensazioni
SixthMinor – Wireframe
Corro, ho il fiatone. Non posso fermarmi. Giro prima destra, poi a sinistra, salto da un tetto all’altro. E’ più di mezzora che corro, ma non so nemmeno il perché So solo che devo continuare, se non voglio che quel "qualcosa" mi afferri e mi distrugga. Poi all’improvviso, finisce tutto, il disco smette di girare, dalle casse esce solo un flebile ronzio elettrico.
Il viaggio era solo nella mia testa, la colonna sonora è "Wireframe" dei SixthMinor. Il duo post-rock (anche se definirli in una singola categoria li sminuisce davvero) si inventa, per il loro primo album, uno scenario drammatico, dove regna la disintegrazione. E’ questo che io sento nelle composizioni dei SixthMinor: prendono la musica rock e la svuotano della sua essenza; prendono l’elettronica e la mettono al servizio di chitarre, basso e batteria: è questo il suono del nuovo millennio.
Il loro stile, già sentito nel Belpaese grazie a gruppi come gli AUCAN, sta avendo un enorme successo in tutto il mondo. Anche per questo, fossi in voi, butterei un occhio su questo giovane gruppo: da quando il disco è uscito, ha monopolizzato consensi, e vanta due video presentati in esclusiva da "XL" de La Repubblica, realizzati dal collettivo di visual artist romano Kanaka Project.
Il concetto di fondo è sempre un’atmosfera claustrofobica e apocalittica, che trova il suo apice in tracce come "Easer", "Hexagone" o "Blackwood", ma che lascia spazio in momenti di rilassamento come "Last Day On Earth" o "Frozen", in cui però traspare sempre l’atmosfera glaciale che circonda tutta l’opera.
Il disco è veramente buono, e fruibile da una quantità vastissima di ascoltatori: è perfetto per gli amanti del noise, come per quelli di dubstep o post rock, sempre che siano disposti ad ascoltare un intero album strumentale.
Spero veramente che la nuova onda partita da loro e pochi altri gruppi finora si sviluppi sempre di più, in modo da trovare la giusta dignità all’interno del mercato musicale.
Un augurio quindi agli amici SixthMinor, e un voto ottimo al loro esordio!
LOCUS AMOENUS
Benvenuti tra noi, Locus Amoenus, permettete la domanda, come mai questo nome? In letteratura ha il significato di un luogo idealizzato in cui si sta bene, idealizzare le cose, al giorno d’oggi non è un po’ un’ arma a doppio taglio? Perché questo nome?
Ciao Grazie a voi per averci accolto nella vostra famiglia.
Come hai già accennato il locus amoenus è un luogo in cui si sta bene; si esso era un’ accezione cara ai poeti e letterati latini che amavano immergersi nel loro “locus amoenus” non inteso soltanto come luogo reale, a contatto con la natura, ma un luogo ideale di pacificazione e rifugio dell’anima in cui trovare la giusta dimensione e ispirazione per poter oltrepassare il limite umano, scavare negli abissi più profondi della coscienza e manifestarsi attraverso le arti. L’ evasione dell’uomo dalla realtà che lo circonda ha da sempre caratterizzato la sua esistenza e permanenza sulla terra, con un occhio aperto sul mondo, sull’umanità e i suoi problemi e un altro chiuso non per pigrizia ma per permetterci, seppur utopicamente, di sognare ed immaginare una realtà diversa, idealizzare un mondo migliore e tentare di rendere quell’utopica speranza reale. Purtroppo oggi sembra non esistere un giusto equilibrio tra le cose, o si chiudono completamente o si spalancano troppo gli occhi sulle miserie umane e si finisce per essere travolti dai suoi tentacoli. Se oggi c’è un rischio, sembra essere il fare arte, o quantomeno provare ad esprimere liberamente la propria idea artistica senza essere manipolati dall’alto.
QUARTINO DIVINO
Ciao ragazzi, allora, presentiamoci un po’ , chi siete, che strumento suonate, che fate nella vita e quale è il vostro rapporto con la musica.
Eccoci qua! Siamo il Quartino DiVino! Cominciamo con Valentina, cantante e chitarra acustica. Nella vita cerco di avere meno obblighi possibili, quindi niente lavoro fisso, a volte anche niente lavoro! Compongo brani e li affido a chi meglio di me sa arrangiarli.. per esempio a Sergio, con il quale abbiamo il duo Orange8. Appunto, poi, Sergio, chitarra elettrica, classica e una serie di strumentini, tipo flauto transilvano, marranzano siciliano, kazoo e qualsiasi altra cosa mi capita! Non mi son mai chiesto che tipo di rapporto ho con la musica… da quando ho visto la chitarra a 6 anni non l’ho più lasciata e tutto quello che faccio nella vita concerne musica. Suono, compongo, arrangio, registro e faccio il fonico. Poi… Fabrizio, contrabbasso, cori e Show Man! Sono papà da 3 anni, lavoro parecchio ma ogni attimo libero è musica, anche se quando prendo l’ukulele mia figlia mi sbrocca! E ancora … Bruno, batterista. Nella vita che faccio? Suono! Tanti progetti e tanti stili diversi. C’è poi il secondo batterista, che poi è stato cronologicamente il primo, Adriano…ora in dolce attesa!
Barranco – Ruvidi, vivi e macellati
“Ruvidi, vivi e macellati” è l’album di esordio dei Barranco, band formatasi nel 2012 nella bassa padovana. La band ritorna sulle scene dopo un precedente progetto alternative rock non andato a buon fine proponendoci questa volta un progetto folk di per sé non rivoluzionario ma che grazie al coraggio di puntare su un genere originale e poco conosciuto qui in Italia rende il disco un lavoro cantautorale ben strutturato. L’album, composto da dieci tracce,con buone potenzialità espressive e una buona versatilità canora, passa da ritmi folk ad atmosfere dark capaci in alcune tracce di farti sognare grazie anche all’uso particolare della voce di Alessandro Magro che è capace di portarti indietro nel tempo facendoti immaginare delle situazioni “fantasy”.