Golfo Mistico – Quello che rimane
Nel gergo teatrale, il golfo mistico è la buca d’orchestra, quello spazio riservato ai musicisti tra il proscenio e la platea. È quel luogo a metà strada tra i personaggi e il pubblico. È lo spazio dove le orchestre suonano dal vivo la propria musica, lo spazio in cui la musica nasce. È con questo nome che il gruppo bolognese Golfo Mistico – “orchestrina di cinque elementi da piazza o da bar” (come si definiscono nella loro fan page) – ha scelto di presentare il proprio progetto. Sarà un caso?
La band – formata da sax soprano, clarinetto, trombone, chitarra e pianoforte – ha pubblicato, nel marzo del 2016, l’album d’esordio “Quello che rimane”. Nel disco, attraverso parole e arrangiamenti originali, i Golfo Mistico raccontano “storie di personaggi randagi, in disperata ricerca di sé o, alla peggio, di un buon bicchiere di vino”. Sono dodici storie in bilico tra introspezione ed ironia, confezionate in canzoni d’autore a ritmo di swing, a ritmo di jazz. Con qualche incursione nel blues e nel folk, che di certo non stona. Niente di strano, comunque, considerando che confessano di scrivere i loro pezzi tra “una rumba di Paolo Conte e un blues di Tom Waits”.
Ora, però, schiacciate “play” e chiudete gli occhi. Vi sembrerà quasi di vederli camminare sotto i portici della loro, della nostra Bologna, i protagonisti romantici e irrequieti delle canzoni dei Golfo Mistico. Vi sembrerà di essere seduti accanto a loro, al bancone di un’osteria del Pratello. D’altra parte l’album si apre proprio con un brano intitolato “Ricordo Bologna”, scanzonato omaggio alla città natale, luogo da cui si parte e in cui, alla fin fine, “sempre si torna”, sulla scia dei ricordi. Le tracce scorrono via veloci, una dopo l’altra, alternando brani frizzanti, ballabili e briosi (“Quanto swing”, “Naufrago” o “Kill the Clarinet”), a canzoni con un groove più malinconico, intimista e riflessivo, come le ballad “Una serata particolare” e “La ballata del Cassani”.
Se in tutto il disco è evidente l’attenzione alla composizione e alla ricerca sui suoni, ancora di più si fa apprezzare nei brani in cui il jazz si mescola a generi musicali diversi. Stiamo pensando all’arrangiamento bluesy di “T-Bone Bolla New Orleans”. Stiamo pensando alla contaminazione con il tango in “Un cappello nero” e a quella con il liscio in “Lucciole e lampadine“. Sonorità di felliniana memoria, in cui parole e musica evocano immagini quasi cinematografiche. La nostra preferita? L’ombra del cappello che si muove sui muri, seguendo i passi del suo proprietario, un cappello che serve romanticamente a tenerne fermi i pensieri.
“Quello che rimane” è in conclusione un album piacevole e un esordio variegato e ben fatto. Un disco in cui convergono testi poetici e buone idee, accurato tanto nella scelta dei suoni e degli arrangiamenti, quanto nell’esecuzione e nella produzione. Un ottimo punto di partenza per i Golfo Mistico e per tutti noi un’occasione per ascoltare qualcosa di diverso dalla solita musica indie.
I Golfo Mistico sono:
Gianandrea Lanzara – chitarra, kazoo e voce
Filippo Cassani – sax soprano, sax tenore e voce
Giacomo Bertocchi – clarinetto basso, clarinetto
Michele Sciolla – trombone
Gian Maria Fano – piano e voce
Featuring:
Igor Macchia – voce in “Lucciole e Lampadine”
Salvatore Panu – fisarmonica in “Lucciole e Lampadine” e “Una serata particolare”
Golfo Mistico – Quello che rimane
Track List:
- Ricordo Bologna
- Si può sapere
- Quanto swing
- Un cappello nero
- Una serata particolare
- Cenere
- Naufrago
- Lucciole e lampadine
- La ballata del Cassani
- Kill the clarinet
- T-Bone Bolla New Orleans
- Quello che rimane
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