Ottovolante – LA BATTAGLIA DELLE MILLE LEPRI

Intervistiamo gli Ottovolante, band molisana composta da Gianni Manariti, Daniele Marino e Giovanni Colafabio che fanno elettrorock/sperimentale, usciti a gennaio con il loro album d’esordio.

Salve ragazzi, iniziate col presentarci il vostro gruppo, parlateci un pò di voi.

Gianni: C’è poco da dire, è un cazzo di macello. Suono con un cantante che ha un navigatore satellitare che ti porta in culo al mondo mentre il proprietario di qualche locale ti urla a telefono: "Ma andò cazzo stateeee?".

Dan: Piladeeeee!! Sono Sir Piladeee… Sir Piladeee…

Giovanni: Cominciamo bene.

A gennaio è uscito il vostro album d’esordio "La battaglia delle mille lepri", qual è il percorso/concept che vi ha portato a questo lavoro?
 
Gianni: Io e Daniele suoniamo insieme da quasi dieci anni. Prima dell’Ottovolante avevamo un’altra band che poi s’è sciolta. Insieme abbiamo deciso di ricominciare da capo dedicandoci a qualcosa di più fresco. Giovanni è entrato a far parte della band dopo la pubblicazione del disco, ed è stata una botta di culo pazzesca perchè possiede tutti gli ingredienti per migliorare e caratterizzare al meglio il nostro sound.

Dan: Il percorso reale che dopo settimane e settimane di scelte a tavolino e grandi decisioni programmatiche ci ha portati a questo lavoro quale LA BATTAGLIA DELLE MILLE LEPRI è stato un pranzo veloce tra gli spaghetti al sugo e una fettina di pollo… ma la scelta decisiva l’abbiamo presa durante gli spaghetti.

Giovanni: "… possiede tutti gli ingredienti per migliorare e caratterizzare al meglio il nostro sound".
 
Come siete arrivati all’album? Le vostre esperienze precedenti, le influenze sul vostro sound?
 
Gianni: Avevamo un bel numero di brani su cui abbiamo lavorato per due anni e mezzo in studio. Su una ventina ne abbiamo scelti tredici.
Riguardo alle influenze è un casino. La risposta che do sempre, è che dipende da come mi gira. Posso ascoltare Brahms fino a tarda ora come invece i Bongripper o gli Yndi Halda che non sono molto conosciuti, oppure roba commerciale come le Tatu o Tricarico.

Dan: L’album è arrivato a noi da solo, appena ci siamo messi a registrare in tutto relax con la voglia di suonare e di divertirci.
Questo modo di porci l’abbiamo attuato anche per i video che abbiamo pensato e realizzato con i nostri mezzi.

Giovanni: Prima dell’Ottovolante suonavo la chitarra coi MiceCars. I miei ascolti sono prevalentemente orientati sull’elettronica.

L’album è accompagnato da tre video "Balliamo Anche In Soggiorno", "Mostri Invisibili" e "Adesso Torno". Parlateci di questi video, dell’esperienza di girarli e di quanto siano importanti per l’intero progetto.
 
Gianni: Personalmente non li trovo importantissimi ma sicuramente essenziali se vuoi dare anche una interpretazione visiva alla tua musica.
Girarli non è affatto semplice. Se non ti presti facilmente all’obbiettivo finisci con la faccia di cazzo come la mia in "Mostri Invisibili".

Dan: I video ci aiutano a mostrare ciò che ci può frullare nella testa quando pensiamo ad un pezzo. Niente è davvero importante. Tutto cambia anche il frullino. Cit. Ottovolante.
(Breve parentesi dove Gianni interviene prima di consegnare questa intervista: Daniè.. fai il serio o ti inculo con la sabbia!).

Giovanni: "Adesso Torno" è il video dove ho partecipato mettendo la mia parte del fondo cassa: 2 euro.
Il video è stato realizzato con 6 euro di budget e un cellulare Samsung.

Cosa mettete nei vostri live? I motivi per cui la gente viene ai vostri concerti.
 
Gianni: I live dell’Ottovolante sono più potenti ed "elettropsichedelici" rispetto al disco. Molte persone sono rimaste impressionate dalle nostre performance dicendo che non c’entriamo un cazzo con quello che si sente sul disco.
Onestamente, mi fa piacere.

Dan: Mettiamo sicuramente cipolla, pancetta soffritta bene, tanta elettronica, poi uova, chitarre impazzite, almeno 600 gr. di spaghetti, ritmi psichedelici e dell’ottimo vino casereccio sennò non si va da nessuna parte.

Giovanni: oltre al basso e synth nei concerti dell’Ottovolante mi diverto a stravolgere i suoni con un kaossilator, uno space echo che uso prevalentemente per feedback e rumori vari e un tenori-on dove invece gioco coi loop.

Cosa pensate della scena indipendente italiana? Ci sono gruppi che apprezzate particolarmente?

Gianni: Io apprezzo band come gli Zippo, gli Ufomammut, gli Zu e non vorrei andare oltre perchè ne sono davvero tante. Credo che il math-rock made in Italy sia molto valido. Se poi parliamo di band che cantano in italiano, personalmente mi interessano solo i Gazebo Penguins e i Verdena (se mi rifanno un disco potente come "Requiem").
 
Dan: Non esiste una scena indipendente italiana. Muore, rinasce e non fa in tempo a cambiare che già ha un altro nome.

Giovanni: Non mi piace nessuno.

I vostri progetti futuri?

Gianni: Stiamo mettendo da parte gli incassi dei live per poterci permettere una lapide migliore per il prossimo album.
Ci vorrà del tempo. Quando si fa musica in italiano sei facilmente soggetto alla banalità dell’essere paragonato alla scena rock italiana solo perchè fai rock in italiano. Si è parlato di Meganoidi, Ministri, Timoria ma sono band che non abbiamo mai ascoltato. Gli unici riferimenti italiani in questo disco sono stati Vivaldi negli arrangiamenti di "Nota Panoramica" e l’anima più latina di Battisti in "Francesca non vuole sentire". Tutto il resto è noia.

Dan: Diciamo che ci piacerebbe suonare. Si. Tipo… si ecco! Suonare. Si, suonare. Quella cosa che puoi fare ovunque! Suonare.

Giovanni: Registrare un nuovo album e continuare a suonare ovunque sia possibile.