TEODASIA

I Teodasia sono una band veneta attiva dal 2006 e formatasi ad opera del batterista e compositore Francesco Gozzo. Gli altri componenti della band sono Priscilla Fiazza (voce), Fabio
Compagno (chitarre), Nicola Falzone (basso) e Michele Munari (tastiere).

Dopo
la pubblicazione del primo demo intitolato “Crossing the light”, datato 2009,
la band ha realizzato questo “Upwords”, il loro primo full length, uscito il 30
marzo di quest’anno. I Teodasia definiscono la propria musica come symphonic
rock/metal, etichetta che, a grandi linee, potrebbe definirsi azzeccata anche
se i nostri dimostrano di avere una grande personalità che riesce a farli
distaccare dalla copia carbone pedissequa degli alfieri di questo genere (mi
vengono in mente per esempio i Nightwish o i Within Temptation o, per chi si rifà
esclusivamente al fatto che la band sia di nazionalità italiana e abbia una
cantante, i Lacuna Coil).

Il disco si apre con una intro strumentale di poco
più di tre minuti (“Intro-Spection”) che già preannuncia i temi dell’intero
album e il fatto che lo stesso sarà una bella sorpresa per gli appassionati del
genere. La seconda traccia, “Temptress”, introduce la splendida voce di
Priscilla che è uno dei punti di forza della band: potente, passionale e rock
quando la canzone lo richiede. La successiva “Revelations” comincia con un solo
di piano a cui si aggiungono via via gli altri strumenti e la voce, per un
pezzo molto interessante che lascia spazio al primo singolo dell’album, “Lost
words of forgiveness”, in cui la voce di Priscilla viene affiancata da quella
di un mostro sacro del metal italiano e mondiale, Fabio Lione dei Rhapsody Of
Fire, con il quale duetta in maniera meravigliosa.

Al bel cantato dei due
singer si aggiunge l’ottimo lavoro del resto del gruppo che tesse una melodia e
un tappeto sonoro azzeccatissimo così come azzeccato è stato il suo video che
ci trasporta di peso nelle atmosfere medievaleggianti tanto care agli
appassionati di questo genere. Un momento di lieve flessione si ha con le
seguenti “Close call” e “Clarion call”, una ballad la prima e un pezzo quasi
pop rock la seconda in cui, seppur la qualità non manchi, la tensione cala
lievemente lasciando svanire per un attimo l’atmosfera fin lì creata. Atmosfera
che viene recuperata subito però con le successive “A powerful life” e “Hollow
Earth” in cui ritrovano spazio i toni epici tanto cari a questo tipo di metal.
E’ ora la volta di una ballad solo piano e voce, “Aurora”, in cui Priscilla
dimostra di non avere niente da invidiare ad altre sue colleghe più blasonate e
che precede un’altra stupenda canzone, “Pandora’s knight”, forse il migliore
episodio dell’intero album, in cui il cantato in growl è di Enrico “Ukka”
Longhin, ex di Tanist e Bleed In Vain, presente anche nella traccia che chiude
il disco, “My minotaur”. Quest’ultima è preceduta da un pezzo strumentale,
“Eulogy”, in cui la band dimostra il proprio valore anche prescindendo dalla
voce di Priscilla. In definitiva “Upwards” è un ottimo biglietto da visita per
questa band che dimostra di avere una buona personalità sia nel songwriting che
nell’orchestrazione e nell’arrangiamento dei pezzi, oltre che nella tecnica e
nell’esecuzione (cose che, per chi suona questo genere di musica, si da per
scontato siano presenti).

Un altro punto a favore di questa band è l’ottima
produzione del full length affidata a Marino De Angeli del Majestic Studio e il
sapiente innesto degli ospiti come i già citati Lioni e Longhin, ma anche Milli
Saltarelli e Beniamino Fenzi rispettivamente al violoncello e alla chitarra
acustica in “Close call”. Ottimo è anche l’artwork del cd.

Per concludere, i
Teodasia bagnano il loro esordio con un ottimo disco che fa presagire una
carriera piena di soddisfazioni per la band qualora dovesse continuare sul
percorso intrapreso, senza il bisogno di copiare nessuno ma anzi discostandosi
in più occasioni dai clichè del genere, sfiorando il rock e addirittura il pop
in alcuni episodi, ed evitando i lunghi assoli di chitarra caratteristici
dell’epic e del symphonic metal che ci si aspetterebbe di trovare in dischi
come questo.

Non fossimo in Italia già si griderebbe al miracolo, noi ci
accontentiamo di consigliare l’ascolto di questo album, non ve ne pentirete!