Savana Funk e dintorni: conversazione con Aldo Betto
S’intitola “Savana Funk” l’ultimo lavoro del chitarrista e compositore Aldo Betto e dei suoi compagni d’avventura, il bassista londinese Blake Franchetto e il batterista d’origine berbera Youssef Ait Bouazza. Uscito a febbraio 2017 per l’etichetta Brutture Moderne, il disco ha visto la luce ad appena un anno di distanza dal primo album, “Musica analoga”. La title-track mantiene le promesse: “Savana Funk” si apre infatti con un brano funk, elettrizzante e ricco di groove (lo stesso con cui il trio dà il via alle incendiare jam session al Cortile Cafè di Bologna).
Tuttavia, già dal secondo brano – una ballata delicata, intitolata “Bubble Art” – diventa chiaro che il funky è solo uno degli ingredienti, uno dei tanti, che costituiscono la musica del trio. Il disco scorre veloce, una traccia dopo l’altra, con l’eccitante sensazione di non sapere bene cosa aspettarsi dopo. Con “Agmar” si vira ad esempio verso sonorità un po’ tex-mex, un po’ world music. Un’impronta etnica, questa, ripresa anche in altri brani dell’album, primo tra tutti la splendida “Timbuktu Calling”. In “Calais Blues” le sonorità afro e r’n’b sfumano quasi nel free jazz durante il solo di sax, mentre nella ballad successiva, la suggestiva “B-Flat”, il funk viene sapientemente combinato con l’elettronica.
“Savana Funk” è insomma un disco sfaccettato, che chiede di essere ascoltato più volte. Un album capace di spiazzare e incuriosire nella sua imprevedibilità, dove la cura meticolosa dei suoni e la tecnica indiscutibile dei musicisti si accompagnano a una ricerca compositiva che viaggia tra generi e culture diverse. Abbiamo il grande piacere di ospitare Aldo sulla nostra webzine. Ecco cosa ci ha raccontato durante l’intervista.
Ciao Aldo, cominciamo con una domanda per scaldarci. Come e quando è nato il trio con Blake e Youssef?
Ciao! Ho conosciuto Blake attraverso un amico comune all’inizio del 2015. Stavo cercando una nuova band per suonare la mia musica. Blake conosceva da poco Youssef e me lo propose come batterista. Alla prima prova in saletta stringo loro la mano e auguro “Buona musica”. Pochi istanti ed è stato amore a prima vista.
“Savana funk” è il vostro secondo album. Come mai avete scelto questo titolo per il disco? Funk è chiaro… ma perché Savana?
Perché è un luogo non solo reale, ma anche sognato. Di spazi infiniti, di animali selvaggi e natura incontaminata. Evoca caldo, grandi silenzi ed improvvise accelerazioni.
Ti va di parlarci un po’ di questo progetto?
Beh, suonare con Blake e Youssef mi piace tantissimo. Stiamo bene tra noi e tutto esce fluido, naturale. Dai primi passi ad ora sono passati nemmeno tre anni, siamo in costante evoluzione e ricerca. Ci piace improvvisare, provare sempre cose nuove. Amiamo rischiare sul palco. E lavorare sodo sulla scrittura dei brani. Con loro due ho trovato davvero un ottimo equilibrio da subito, sono davvero felice di questa collaborazione. C’è sempre quando suoniamo la sensazione che uno aiuti l’altro, che lo metta nella possibilità di rendere al meglio. E con loro ho imparato che l’errore sul palco diventa una possibilità, non una cosa da subire e vivere male. Da alcuni “errori” sono nate improvvisazioni pazzesche e anche idee per nuovi brani.
Composizione e arrangiamenti sono solo tuoi o sono frutto della collaborazione con Blake e Youssef?
Il primo album è essenzialmente mio come scrittura e arrangiamento, anche se già in qualche traccia il lavoro è stato almeno in parte collettivo. In Savana Funk e nel prossimo, che uscirà nella primavera del 2018, scrittura e arrangiamento sono fatti da tutti e tre.
I due dischi che hai all’attivo con il trio, “Musica analoga” e “Savana funk”, sono usciti a un anno di distanza l’uno dall’altro. Come pensi stiano evolvendo il vostro suono e la vostra collaborazione?
Dal primo al secondo disco abbiamo migliorato la ricerca del suono: anche se del primo eravamo già contenti, nel secondo si sente un passo avanti deciso, e così sarà per il terzo. Abbiamo un buon metodo di lavoro, che consiste principalmente nel registrarci il più spesso possibile, sia nei live che in saletta. Questo ci ha permesso nelle fasi di riascolto di eliminare quello che non serve e mettere meglio a fuoco le cose che funzionano. Ma c’è ancora un grande margine. Sicuramente è stato essenziale nello sviluppo del suono Andrea Duna Scardovi, il nostro fonico in studio per questi tre dischi. Competente, veloce, con una strumentazione perfetta per noi: strumenti analogici, nastro, vecchi ampli anni ’60, pedalini, ed un occhio sempre a come far risaltare il groove. Usciamo per la sua etichetta, Brutture Moderne.
Spesso la vostra musica viene definita “fusion”. Pensi che questa definizione la rispecchi? Che cosa significa “fusion” per te?
Mah, se penso alla fusion mi viene in mente la musica ipertecnica degli anni ’80, noi stiamo proprio all’opposto. Ma se intesa come fusione di stili, ecco ci sta. Mescoliamo davvero un sacco di cose: musica africana, funk, hip hop, rock, blues, armonie inglesi, jazz…
Quali sono i tuoi riferimenti musicali? Quali musicisti sono per te fonte d’ispirazione?
Ci vorrebbero due giorni per dirli tutti. Amo il blues, soprattutto quello delle origini. Ma ho ascoltato, e tuttora ascolto, un sacco di musica: da quella tradizionale, folk, che mi affascina in quanto espressione di un popolo e di un’identità e non nasce con intento commerciale, al jazz. Oppure il cantautorato italiano e americano, la musica inglese, il funk, la musica elettronica… Tra i tanti cito: Bob Marley, Bob Dylan, Peter Green, JJ Cale, Eric Clapton, Radiohead, Bill Frisell, Marc Ribot, Nirvana, Paul Simon, Ali Farka Toure, Ry Cooder, Kula Shaker, Beatles, Rolling Stones, De Andrè, De Gregori, Cesaria Evora, James Brown, Ray Charles, Oscar Peterson, … Alcuni mi ispirano chitarristicamente, altri come scrittura, altri ancora come attitudine.
Wow! Sono davvero un sacco di musicisti! Ce n’è uno in particolare con cui ti piacerebbe collaborare? Non per forza deve essere ancora tra noi, è una domanda in cui puoi lasciare libera la fantasia…
Non ho dubbi: Eric Clapton.
Cosa pensi della scena musicale attuale? C’è ancora spazio per i musicisti che vogliono portare avanti progetti originali? Che caratteristiche devono avare i musicisti per “farcela” oggi?
Anche in questi ultimi anni sono usciti grandi album: dall’ultimo di David Bowie a Kendrick Lamar, Kamasi Washington, Frank Ocean, eccetera. Se guardiamo alla scena italiana trovo che troppo spazio sui media sia dedicato ai talent e dintorni. Che con la musica c’entrano davvero poco, andrebbero giudicati come spettacoli meramente televisivi. C’è molto più spazio che in passato per la scena indie, che in un certo senso è diventata mainstream. Sì, comunque, spazio ce ne sarà pure poco, ma ce n’è. E se non ce n’è, è l’artista che deve creare uno spazio che prima non c’era. Innovando, sperimentando, rischiando. Credendo soprattutto a fondo in quello che fa. Caratteristiche essenziali? Tenacia, disposizione alle notti insonni passate a studiare e scrivere, e la capacità di sfruttare i social per proporsi.
Avendo avuto occasione di sentirvi suonare dal vivo, sono rimasta colpita dalla vostra grande energia, dal vostro groove. Avete mai pensato di registrare un album live?
Grazie! Sì, certo, è nei nostri obiettivi. Dopo il terzo album si può fare, prima sarebbe stato pretenzioso e precoce.
Che cosa bolle in pentola per il prossimo futuro?
Come anticipato, ad aprile 2018 uscirà il terzo album. In questo ci saranno, novità, dei brani cantati. Da un paio d’ospiti davvero super: Chris Costa e Kady Coubaly. All’album hanno anche partecipato Danilo Mineo, Kalifa Kone e Don Antonio (Antonio Grammentieri, Sacri Cuori). Menzione a parte merita Nicola Peruch, che collabora con noi fin dal primo disco, ma nel terzo è diventato co-produttore, oltre ad aver suonato clavinet, piano, synth… e curato il sound design.
Non vediamo l’ora di ascoltarlo! Hai un ultimo messaggio per i nostri lettori?
Sì, viva la musica. Sempre.
INFO:
Album: Savana Funk
Artista: Aldo Betto (chitarra) with Blake Franchetto (basso) & Youssef Ait Bouazza (batteria)
Special Guest: Nicola Peruch, Kalifa Kone, Danilo Mineo, Mecco Guidi, Piero Bittolo Bon
Anno: 2017
Etichetta: Brutture Moderne
Savana Funk è distribuito da Audioglobe ed è acquistabile su Amazon, iTunes e AppleStore.
TRACKLIST:
- Savana Funk
- Bubble Art
- Agmar
- Duna
- Calais Blues
- B-Flat
- 600$
- Dance of the Pillows
- Coming with You
- Lila
- Timbuktu Calling
- Moments Away
LINK:
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Per i lettori bolognesi, la recensione di Savana Funk sarà pubblicata prossimamente anche sul magazine PILOTA.