Mola – Concerto per la pace
Giungo nel pomeriggio, manca poco alle 18:00. Incontro per caso e quasi subito l’indaffaratissimo Aldo Binosi, una delle “menti” di questo concerto per la pace in Mola (BA), 6 settembre, piazza XX settembre.
Gli chiedo la cortesia di seguirmi per accomodarci sulle prime due sedie libere e per potergli fare qualche domanda. Aldo mi spiega che l’idea di organizzare un concerto per la pace ad una certa distanza dalla “esaltazione mediatica” di una manciata di mesi fa nasce dall’Assessorato alla cultura e alla pace di Mola, nell’ambito del programma “Musica non rassegnata”. Nasce contro la guerra, partendo dalla considerazione che la pace non è una moda. E che adesso i mass-media pare si siano scordati di una situazione che tutto è fuorché “pacificata”. Le aspettative che Aldo nutre rispondono essenzialmente all’esigenza di coinvolgere bands e quindi ragazzi. E i risultati illustratimi sono notevoli: gruppi da tutta la Puglia, varietà assoluta di generi. Per quanto concerne la risposta delle istituzioni Aldo sottolinea che la quasi totalità del merito va al Comune di Mola, espressione, nella sostanza, di Rifondazione Comunista; da non dimenticare il patrocinio provinciale e l’aiuto di enti e altre associazioni, nonché il contributo dell’Unipol di Bari. La disponibilità economica è comunque definita davvero insufficiente, soprattutto perché Regione e Governo passano pochi soldi. Per quanto concerne il concerto vero e proprio va sottolineata la partecipazione dei Suoni Mudù, dei Pooglia Tribe (nella persona del Reverendo) e di Antonio Stornaiolo, nonché di gruppi sempre (e spesso ingenerosamente e superficialmente) associati all’eterna scena emergente quali Impure, Kerygma, Blemio, C.F.F. e il Nomade Venerabile, Baol.
Una considerazione personale e a margine: non mi piace la politica, mi sforzo di considerare quel che vedo sempre lottando strenuamente contro ogni condizionamento o “ragionamento indotto”. Tanti pacifisti mi sono sembrati “contingenti”. E strumentalizzati, loro malgrado. Spero. La bandiere arcobaleno sventolano ai balconi (e sviluppano il commercio) quando ci sono di mezzo gli Stati Uniti e quando i mass-media decidono di dare particolare risalto a Saddam Hussein, semplicemente uno dei tanti dittatori presenti negli angoli del mondo. Molte manifestazioni mi sembrano più anti-americane che a favore della pace, a mio modestissimo parere concetto universale e “immanente”. Dov’erano le bandiere quando Saddam gasava i curdi, dove quando giustiziava donne e ribelli a centrocampo, dove quando perseguitava gli sciiti in un anonimo 1995 o 1998? E continueranno a esserci? O l’Angola o la Nigeria sono più stronze dell’Iraq?