Intervista ai Drop Out
E’ il 12 Settembre 2003 e siamo ad Adelfia (BA) per assistere ad un concerto organizzato in occasione della Festa de L’Unità. Si esibiscono tre band, ma noi siamo qui per una in particolare, i Drop Out. Dopo una breve esitazione sulla partenza dovuta alla pioggia (che sembra ormai perseguitare questi ragazzi) il concerto ha inizio, e sono proprio i Drop Out ad esibirsi per primi. Colpisce da subito sia la “presenza scenica” (da spettatore si ha quasi l’impressione di trovarsi sul palco con la band) che la voce del cantante Pietro, potente e molto ben impostata. Diverse le cover proposte in quasi un’ora e mezzo di concerto: si va da Ligabue a Lennie Kravitz, da Vasco a Zucchero… Ma ritengo che la vera perla della serata sia stata il loro brano “Amen”. Testi ben curati e ricercatezza sonora. Un rock libero da clichet, mai banale e con interessanti spunti vocali di Pietro. Alla fine del concerto io e Vanni abbiamo avvicinato i ragazzi della band per scambiare con loro quattro chiacchiere. Hanno parlato Fabio (tastiera), Savio (chitarra), Pietro (voce) e Vito (batteria, chitarra e seconda voce). Purtroppo mancava Gerardo (basso). Ecco quello che ci hanno detto.
Vanni: Ragà, secondo me siete bravi musicalmente, proprio bravi a suonare. Io suono in un gruppo di Gioia e mi permetto di dirlo perchè suono da tanti anni. Mi ha colpito molto il cantante, davvero una bella voce, la prima cover che avete fatto degli Afterhours e molto mi ha colpito il vostro pezzo “Amen” sia nel testo che nella musica.
– Perchè una serie di cover che secondo me possono lasciare il tempo che trovano e perchè non dare maggiormente spazio alla vostra vena creativa visto che in Amen ci siete riusciti perfettamente? Secondo me artisticamente vale molto di piu’ un pezzo inedito di un gruppo che fa cagare di una cover perfetta.
Fabio: E’ vero che il nostro cantante scrive bene, i pezzi vengono bene, però anche le cover hanno il loro effetto secondo me perchè il pubblico ???non può sapere solo cover, ascolta anche pezzi cover.???
Savio: Appunto, perchè se la gente ascolta un pezzo inedito non rimane entusiasta. Tende piu’ che altro a cantare la canzonetta, a sentire un brano che conosce si diverte di piu’.
Pietro: Penso che se si vuole andare avanti bisogna adattarsi non solo alle passioni del gruppo, alla questione che il gruppo deve fare musica propria ecc… ma anche ai pareri della gente, a quello che vuole sentire la gente.
[Commento personale di Vanni]: Noi abbiamo girato un pò di discografici, produttori ecc… Se volete un consiglio con il cuore abbandonate il piu’ presto possibile le cover. Le cover servono ad imparare a suonare. Voi sapete suonare. Basta con le cover. La gente che adesso batte le mani qua ad Adelfia su With or whitout you o sui pezzi di Ligabue non vale un caxxo; varrà la gente che batterà le mani sui vostri pezzi. Siete bravi e le cover non vi servono piu’, fate pezzi vostri.
– Perchè Drop Out?
Pietro: ha diversi significati, ma noi gli diamo quello di “esplosione”. E’ un nome che è nato nel modo piu’ casuale possibile.
Savio: Tra un’infinità di nomi abbiamo scelto proprio quello che non c’entrava un caxxo.
– Perchè?
Pietro: Perchè inizialmente non riuscivamo a trovare un nome che fosse giusto per noi
Vito: Il nostro primo nome è stato Dreamer.
Pietro: Si, ma era un nome un pò elementare, infantile, e abbiamo deciso di cambiarlo. Suonava anche bene come parola Drop Out e abbiamo deciso di mettere quello.
– Avete fatto demo?
Pietro: No.
– Avete progetti di demo?
Pietro: Speriamo.
– Speriamo perchè?
Vito: C’è l’intenzione di fare un demo, ma per problemi vari abbiamo cambiato vari elementi del gruppo.
Fabio: Ci vuole anche denaro per fare un demo.
– Avete avuto qualche esperienza “professionale” con la musica?
Savio: Abbiamo partecipato ad un concorso di una casa discografica. Ma siccome i nostri pezzi erano troppo Pink Floyd, la durata era un pò troppo lunga [Ndr: 7.30 minuti]… non è andata bene.
Vito: Poi non erano stati elaborati bene.
– Da quanti anni suonate con questa formazione?
Vito: noi quattro, cioè batteria, voce, chitarra e basso da due anni. Con il tastierista da sette mesi.
– Quindi i pezzi non sono definiti forse anche perchè la quadratura non l’avete ancora trovata.
Vito: No, il concorso lo abbiamo fatto con la vecchia formazione. Purtroppo la c’era il tempo, cioè quattro minuti massimo a canzone, invece la nostra durava parecchio.
– Be si, è vero, quelle sono esigenze radiofoniche. Purtroppo funziona così.
Savio: E poi volevano musica commerciale.
– E come live invece, avete girato un pò?
Vito: Si, abbiamo fatto Taranto, Valenzano, vari Festival, diverse Feste de L’Unità, pub…
– Lo immaginate il vostro futuro musicalmente professionale o no?
Vito: [in modo molto enfatico] Personalmente si, perchè ho intenzione di continuare, di andare all’accademia, di studiare…
– Influenze personali?
Vito: io un pò di tutto, nel senso che ascolto dal blues anni 70, Dire Straits come pop-rock, Afterhours, Negrita… un pò di tutto.
Fabio: io ascolto musica leggera e commerciale. Per esempio Afterhours, Negrita… anche se i Negrita si stanno commercializzando ultimamente.
Savio: il mio idolo è Santana. Ma il vecchio Santana [Vanni: si capisce da come suoni che ami la chitarra], Hendrix… Non lo so… la musica di adesso non tanto mi piace, anche se ci sono parecchi gruppi adesso che mi sorprendono.
Pietro: io sono partito da Deep Purple, Hendrix, ecc… fino ad arrivare agli Afterhours, Cold Play, Negrita, Litfiba, Ligabue [sorridendo Fabio aggiunge: “specialmente Ligabue”].
– Quali sono le piu’ grosse difficoltà che avete incontrato suonando, cioè quanti e quali ostacoli incontrate nel poter raggiungere le vostre aspettative musicali?
Vito: Secondo me la prima cosa, alla base di tutto, è la moneta, perchè secondo me lo strumento fa già mezzo lavoro. Nel senso che tu puoi essere anche il miglior batterista del mondo, però se hai una batteria che fa proprio schifo non si sentirà mai… la qualità della strumentazione, le conoscenze, la fortuna, lo studio… [Vanni propone SIAE ed ENPALS]… per quanto riguarda la siae dipende da noi…
– Siete iscritti o no?
Vito: Per adesso no. Abbiamo intenzione di iscriverci a breve.
– Altri ostacoli che trovate nel fare musica qui? Qui al sud ad esempio?
Savio: Scusa il termine, ma “la presa per il culo”.
– Cioè?
Savio: Ci promettono la strumentazione per un concerto e alla fine ti portano qualche cassa, i monitor di caxxo…
– Cioè promesse al vento.
Fabio: Ci promettono i soldi e poi non arrivano… abbiamo sempre suonato gratis fino ad ora.
– Vi pagheranno stasera?
Fabio: Speriamo!!!
Savio: Non è sicuro
Pietro: Bisogna anche dire che mettendo a confronto Nord e Sud la musica nel Sud va un pò dietro rispetto ad altre zone. Ecco perchè forse non escono gruppi che valgono.
– Quindi secondo te non è un caso che i gruppi piu’ famosi siano del Nord.
Pietro: No, no.
– E’ perchè quelli del Sud hanno meno possibilità di uscir fuori.
Savio: E’ anche la mentalità.
– Non c’è investimento, non c’è imprenditoria musicale.
Savio: Poi, per il comune, investe dei soldi per una manifestazione, diciamo mille euro, ne spendono 200 e il resto… [pragmatico Fabio aggiunge:”e 800 euro, come dicono da noi, di ricotta”]… viene perso!!! Con 200 euro ti danno una strumentazione di merda.
Vito: Noi abbiamo avuto varie fregature. Siamo venuti qua l’anno scorso, dovevamo fare un concerto. Eravamo preparati da due mesi. Ci vengono dette un sacco di cose… all’ultimo momento il camion lo avevano rubato. Cioè, un camion con 12000 watt dentro [giustamente Vito esprime stupore]. Cioè delle persone che vanno a rubare un camion con 12000 watt di strumentazione…
– [Vanni scheza dicendo:] Sono stato io… ora ve lo posso dire.
Fabio: L’ultimo dei nostri problemi è suonare di Venerdi. [fabio ride autoironicamente] Siamo particolarmente sfortunati in questo giorno. Piove sistematicamente.
– Ok, siamo alla fine. Saluto tutti.
Fabio: Grazie e buona serata!!!
[Savio, Pietro e Vito salutano con 800.000 “CIAOOO”]