Find a Place to Sleep, intervista a Her Skin

Ho sentito dal vivo Sara Ammendolia (in arte Her Skin) per la prima volta due anni fa, in un pub del modenese.

Non sapevo che Sara avrebbe suonato, quella sera: faceva da spalla a Bob Corn. Ricordo che mi colpì subito per la delicatezza con cui pizzicava le corde della chitarra, le atmosfere sognanti che riusciva ad evocare con la voce, la bellezza dei testi, gli arrangiamenti essenziali.

Le stesse sensazioni di allora le ho ritrovate con piacere ascoltando “Find a Place to Sleep”, primo album di Her Skin dopo gli EP “Goodbye and Endings” (2015) e “Head Above the Deep” (2016). Il disco, uscito a febbraio di quest’anno, è stato pubblicato dall’etichetta WWNBB Collective.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Sara di recente. Ecco quello che ci ha raccontato su di sé e sul suo progetto.

Ciao Sara, innanzitutto grazie per aver trovato un po’ di tempo da dedicarci. Siamo felici di averti con noi. Cominciamo con una domanda di rito: vuoi raccontare ai nostri​ lettori come è nato il tuo progetto “Her Skin”?

Ciao! È un piacere! Comunque, per rispondere alla domanda: dico sempre che è nato tutto un po’ per caso. Ho sempre scritto canzoni, lo vedo un po’ come un modo che ho per sfogarmi e per raccontarmi con sincerità. Il resto è venuto di conseguenza (e meno male).

Dai primi EP a “Find a Place to Sleep”, il tuo debut album, in che direzione pensi stia evolvendo il tuo suono?

Non credo ci siano troppe differenze di suono tra gli EP e l’album ed è una scelta che ho fatto consapevolmente. Cioè, di base sono sempre io con la mia chitarra. “Find a Place to​ Sleep” ​è una sorta di riassunto, dice: “Okay, questa sono io finora”.

Se dovessi descrivere “Find a Place to Sleep” con un solo aggettivo, quale sarebbe?

Arioso​. Esiste?

Assolutamente, e mi sembra proprio una scelta azzeccata! Ci vuoi parlare un po’ del tuo disco?

Dico sempre che “Find a Place to Sleep” ​parla di tutto quello che mi è successo negli ultimi anni. È difficile collegarlo a un periodo in particolare della mia vita perché contiene sia canzoni vecchissime, che canzoni scritte poco prima di entrare in studio. È un disco a cui tengo molto, mi sta trattando bene. Ah, e l’ha prodotto Davide Chiari.

C’è un pezzo in particolare a cui ti senti più legata?

È davvero difficile sceglierne uno solo, ma credo di essermi affezionata tanto a “Prickly Pear” [singolo del disco, N.d.R.]; è un brano molto positivo e sono proprio felice quando lo suono.

Parliamo di live. Il tour di presentazione del disco è già cominciato?

Certo! È iniziato a marzo e sta continuando. Non ho voglia di fermarmi, sono molto contenta.

Da musicista emergente, come ti sembra in questo momento la scena musicale italiana? Che possibilità ci sono per chi vuole far ascoltare la propria musica?

Eh, è un po’ strana. È molto ricca, questo è sicuro, e offre tantissime possibilità. Secondo me poi ultimamente c’è molta attenzione alla musica da parte del pubblico, molta voglia di scoprire. La trovo una cosa proprio bella.

Concordo! In passato hai avuto la possibilità di condividere il palco con musicisti come gli Zen Circus, Giorgio Canali e Francesco Motta. Che cosa ti hanno lasciato queste esperienze?

Mi hanno ispirata molto. Avere la possibilità di conoscere persone che hanno fatto di tutto questo il loro mestiere sembra scontato ma non lo è, è molto bello.

C’è un artista in particolare, della scena italiana o internazionale, con cui ti piacerebbe collaborare? 

Non so se avete sentito l’ultimo disco di Michael Rault… Ecco.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro, nel breve e nel lungo periodo?

Riposarmi un po’ di più [ride, N.d.R.] e scrivere tante cose nuove. Vorrei sperimentare, fare cose diverse, spingere i miei limiti un po’ più in là. Sono carica.

E questa è un’ottima notizia per noi! Ma qual è il sogno nel cassetto di Sara Ammendolia?

Non so davvero come risponderti. In questo momento sono molto contenta di essere dove sono. Meglio così, no?

Sicuramente. Hai un ultimo messaggio per i nostri lettori?

Nessun messaggio, solo un abbraccio immenso. A presto!

 

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