Monthly Archives: November 2013
SixthMinor – Wireframe
Corro, ho il fiatone. Non posso fermarmi. Giro prima destra, poi a sinistra, salto da un tetto all’altro. E’ più di mezzora che corro, ma non so nemmeno il perché So solo che devo continuare, se non voglio che quel "qualcosa" mi afferri e mi distrugga. Poi all’improvviso, finisce tutto, il disco smette di girare, dalle casse esce solo un flebile ronzio elettrico.
Il viaggio era solo nella mia testa, la colonna sonora è "Wireframe" dei SixthMinor. Il duo post-rock (anche se definirli in una singola categoria li sminuisce davvero) si inventa, per il loro primo album, uno scenario drammatico, dove regna la disintegrazione. E’ questo che io sento nelle composizioni dei SixthMinor: prendono la musica rock e la svuotano della sua essenza; prendono l’elettronica e la mettono al servizio di chitarre, basso e batteria: è questo il suono del nuovo millennio.
Il loro stile, già sentito nel Belpaese grazie a gruppi come gli AUCAN, sta avendo un enorme successo in tutto il mondo. Anche per questo, fossi in voi, butterei un occhio su questo giovane gruppo: da quando il disco è uscito, ha monopolizzato consensi, e vanta due video presentati in esclusiva da "XL" de La Repubblica, realizzati dal collettivo di visual artist romano Kanaka Project.
Il concetto di fondo è sempre un’atmosfera claustrofobica e apocalittica, che trova il suo apice in tracce come "Easer", "Hexagone" o "Blackwood", ma che lascia spazio in momenti di rilassamento come "Last Day On Earth" o "Frozen", in cui però traspare sempre l’atmosfera glaciale che circonda tutta l’opera.
Il disco è veramente buono, e fruibile da una quantità vastissima di ascoltatori: è perfetto per gli amanti del noise, come per quelli di dubstep o post rock, sempre che siano disposti ad ascoltare un intero album strumentale.
Spero veramente che la nuova onda partita da loro e pochi altri gruppi finora si sviluppi sempre di più, in modo da trovare la giusta dignità all’interno del mercato musicale.
Un augurio quindi agli amici SixthMinor, e un voto ottimo al loro esordio!
LOCUS AMOENUS
Benvenuti tra noi, Locus Amoenus, permettete la domanda, come mai questo nome? In letteratura ha il significato di un luogo idealizzato in cui si sta bene, idealizzare le cose, al giorno d’oggi non è un po’ un’ arma a doppio taglio? Perché questo nome?
Ciao Grazie a voi per averci accolto nella vostra famiglia.
Come hai già accennato il locus amoenus è un luogo in cui si sta bene; si esso era un’ accezione cara ai poeti e letterati latini che amavano immergersi nel loro “locus amoenus” non inteso soltanto come luogo reale, a contatto con la natura, ma un luogo ideale di pacificazione e rifugio dell’anima in cui trovare la giusta dimensione e ispirazione per poter oltrepassare il limite umano, scavare negli abissi più profondi della coscienza e manifestarsi attraverso le arti. L’ evasione dell’uomo dalla realtà che lo circonda ha da sempre caratterizzato la sua esistenza e permanenza sulla terra, con un occhio aperto sul mondo, sull’umanità e i suoi problemi e un altro chiuso non per pigrizia ma per permetterci, seppur utopicamente, di sognare ed immaginare una realtà diversa, idealizzare un mondo migliore e tentare di rendere quell’utopica speranza reale. Purtroppo oggi sembra non esistere un giusto equilibrio tra le cose, o si chiudono completamente o si spalancano troppo gli occhi sulle miserie umane e si finisce per essere travolti dai suoi tentacoli. Se oggi c’è un rischio, sembra essere il fare arte, o quantomeno provare ad esprimere liberamente la propria idea artistica senza essere manipolati dall’alto.